Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

mercoledì 21 ottobre 2015

L’auto-investigazione (ātma-vicāra) è solo la semplice pratica di cercare di essere attentivamente auto-consapevoli

Michael James

19 Ottobre 2015
Self-investigation (ātma-vicāra) is just the simple practice of trying to be attentively self-aware

Questo articolo è adattato dalle risposte che ho scritto a due emails inviate da un amico di nome Ladislav che chiede un consiglio per come praticare l’auto-investigazione (ātma-vicāra).

Prima risposta

Nella sua prima email Ladislav ha scritto:
Il mio problema: ancora non posso sentire ‘io’ o il mio sé. Ho cercato anche di ripetere nella mia mente la parola ‘io’ o ‘io sono’, ma non sono ancora riuscito (cioè non mi sento diverso da prima. Non sento me stesso). Non cerco la sensazione ma cerco il senso del sé. Mi puoi consigliare, cosa devo fare per conoscere il sé?
In risposta a questo ho scritto:

Quando dici ‘non possono sentire io’, ci sono due ‘io’, uno dei quali non può sentire l’altro? Non sei sempre solo un ‘io’? Non sei sempre auto-consapevole? Non sei sempre consapevole che ‘io sono’? Non c’è più niente da conoscere oltre a questo.

Tuttavia, benché sempre tu conosca ‘io sono’, ora conosci te stesso come ‘io sono Ladislav’. Anche se ora sembri essere Ladislav, non lo sei realmente, perché esisti anche nel sonno, quando non sei consapevole di Ladislav. Quindi la tua esperienza ‘io sono Ladislav’ è illusoria, non reale.

Questo è il motivo per cui Bhagavan era solito dire che non abbiamo bisogno di ottenere qualche nuova conoscenza, ma abbiamo solo bisogno di liberarci della nostra attuale conoscenza errata di noi stessi (l’esperienza illusoria ‘io sono Ladislav’). Quindi praticando l’auto-investigazione non dovremmo cercare qualcosa che non sperimentiamo già, ma dovremmo solo cercare di sperimentare soltanto noi stessi (‘io sono’), in completo isolamento da ogni altra cosa (cioè, in completo isolamento da Ladislav e da ogni cosa che tu sperimenti solo quando sperimenti te stesso come ‘io sono Ladislav’).

Noi siamo già auto-consapevoli, ma per la maggior parte del tempo non siamo attentivamente auto-consapevoli, perché siamo più interessati a sperimentare cose diverse da noi stessi. Quindi tutto ciò che abbiamo bisogno di fare è cercare di essere attentivamente auto-consapevoli – cioè, consapevoli di nient'altro che soltanto noi stessi.

Seconda risposta

Ladislav ha risposto alla mia prima replica ponendo diverse altre domande, come ricordare la consapevolezza ‘io sono’, e se dovrebbe cercare di fare questo ripetendo le parole ‘io sono’, anche se le parole non sono la stessa consapevolezza, a cui ho risposto:

Quando tu pensi o dici ‘io’ o ‘io sono’, a cosa ti stai riferendo? Superficialmente ti stai riferendo a una certa persona o corpo chiamato ‘Ladislav’, ma perché ti riferisci a questa persona come ‘io’ e a tutte le altre persone come ‘tu’, ‘egli’ o ‘ella’? Qualche relazione speciale hai con Ladislav che ti fa riferire a lui come ‘io’? Ti riferisci a lui come ‘io’ perché ora sperimenti te stesso come il corpo chiamato ‘Ladislav’.

Tuttavia, questo corpo chiamato ‘Ladislav’ non può essere ciò che sei realmente, perché nel sogno sei consapevole di te stesso anche se in quel momento non sei consapevole di questo corpo. Nel sonno sperimenti te stesso come qualche altro corpo, così poiché non sperimenti te stesso permanentemente come un corpo particolare, non puoi realmente essere nessuno dei corpi che temporaneamente sperimenti come te stesso.

Tu che ora sperimenti te stesso come questo corpo e che in altri momenti sperimenti te stesso come altri corpi, rimani lo stesso tu (lo stesso ‘io’) qualsiasi corpo sperimenti come te stesso, così alla base della consapevolezza superficiale e temporanea ‘io sono questo corpo’ vi è una consapevolezza più profonda e più permanente, vale a dire la consapevolezza ‘io sono’. Attualmente puoi sperimentare te stesso come qualsiasi corpo ma sei sempre consapevole di te stesso come ‘io sono’, così questa consapevolezza ‘io sono’ è la tua auto-consapevolezza fondamentale, Questa auto-consapevolezza fondamentale è ciò a cui ti stai realmente riferendo ogni volta che pensi o dici ‘io’, ma generalmente confondi questa auto-consapevolezza con la tua consapevolezza di un corpo, così confondi quel corpo come ‘io’.

Tu sei sempre auto-consapevole, ma generalmente non sei attentivamente auto-consapevole, perché la tua attenzione è abitualmente preoccupata ad essere consapevole di altre cose, alle quali sei più interessato. Quando investighiamo noi stessi, siamo interessati a sperimentare ciò che siamo realmente, così cerchiamo di deviare la nostra attenzione da altre cose e riportarla verso noi stessi. In altre parole, cerchiamo di essere non solamente auto-consapevoli, come siamo sempre, ma attentivamente auto-consapevoli.

Cercare di essere attentivamente auto-consapevoli è tutto ciò che l’auto-investigazione (ātma-vicāra) comporta, dunque è una pratica estremamente facile. Tuttavia, quando cerchiamo di essere attentivamente auto-consapevoli stiamo iniziando a minare il nostro ego, che è il fondamento da cui dipende ogni altra cosa che sperimentiamo, così finché avremo qualche desiderio di sperimentare qualcosa diversa da noi stessi, cercheremo di proteggere il nostro ego resistendo ai nostri tentativi di essere attentivamente auto-consapevoli. Quindi, benché sia realmente molto facile essere attentivamente auto-consapevoli, scopriamo che ogni volta che cerchiamo di esserlo la nostra attenzione è attratta velocemente verso altre cose, così dobbiamo continuare pazientemente e persistentemente a cercare di essere attentivamente auto-consapevoli ogni volta che ci accorgiamo che la nostra attenzione è stata deviata verso qualsiasi altra cosa.

Questo è il motivo per cui questa semplice pratica sembra essere così difficile. Non è realmente difficile, ma lo sembra perché preferiamo essere consapevoli di altre cose piuttosto che essere consapevoli solo di noi stessi. In altre parole, sembra difficile a causa della nostra mancanza di vero amore (bhakti) per essere consapevoli soltanto di noi stessi. Il solo modo per coltivare l’amore richiesto e il conseguente distacco (vairāgya) è di perseverare nel cercare di essere attentivamente auto-consapevoli.

Le difficoltà che affronti con questa pratica sono difficoltà che tutti noi affrontiamo, ma non dovremmo permettere a queste difficoltà di dissuaderci. Dovremmo solo continuare a cercare, per quanto ci è possibile. Come Bhagavan spesso diceva, senza perseveranza nessuno ha mai avuto successo in questo sentiero .

Poiché abbiamo più amore per essere consapevoli di altre cose di quanto ne abbiamo per essere consapevoli solo di noi stessi, quando cerchiamo di essere attentivamente auto-consapevoli la nostra auto-consapevolezza spesso sembra sfuggente, ma non è realmente sfuggente. Siamo sempre consapevoli di noi stessi, sia che siamo consapevoli o meno di qualche altra cosa, così la nostra auto-consapevolezza è più chiara della nostra consapevolezza di qualsiasi altra cosa.

La nostra auto-consapevolezza è la luce che illumina la nostra consapevolezza di ogni altra cosa, così dire che la nostra auto-consapevolezza è troppo sfuggente perché la possiamo afferrare è come dire che possiamo vedere tutti gli oggetti in questa stanza ma non possiamo vedere alcuna luce. Se non ci fosse luce, non potremmo vedere niente, così ogni volta che vediamo qualcosa stiamo vedendo luce. Nello stesso modo, senza auto-consapevolezza non saremmo consapevoli di alcuna cosa, così ogni volta siamo consapevoli di qualche altra cosa siamo consapevoli di noi stessi, perché siamo consapevoli che ‘io sono consapevole di questo’.

L’auto-consapevolezza è ‘io’, così non potrei essere consapevole di qualsiasi altra cosa se non fossi consapevole di me stesso. Poiché ciò che è consapevole di qualsiasi cosa è solo ‘io’, ‘io’ è la base fondamentale della consapevolezza di qualunque cosa. Senza ‘io’ non ci sarebbe affatto consapevolezza, così non siamo mai non consapevoli di ‘io’, noi stessi. Quindi siamo sempre auto-consapevoli, e quindi non può essere realmente difficile essere attentivamente auto-consapevoli se realmente lo vogliamo essere. Se sembra difficile, questo è solo perché non lo vogliamo a sufficienza, così dobbiamo coltivare l’amore per essere attentivamente auto-consapevoli cercando ripetutamente e persistentemente di esserlo.

Chiedi se puoi ricordare a te stesso la tua consapevolezza ‘io sono’ ripetendo mentalmente le parole ‘io sono’, e esprimi dei dubbi riguardo tale idea, dicendo che queste parole non sono la consapevolezza. E’ vero che le parole non sono l’auto-consapevolezza che indicano, ma ogni volta che pensiamo a una parola tendiamo a ricordare ciò che da essa è indicato. Per esempio, se pensiamo alla parola ‘mela’, ciò che ci viene in mente è un’immagine mentale e/o il gusto di una mela reale. Nello stesso modo, se pensiamo ‘io’ o ‘io sono’, queste parole tendono a ricordarci la nostra auto-consapevolezza, che è ciò che esse indicano. Quindi pensare a queste parole può qualche volta aiutarci a rivolgere la nostra attenzione verso la nostra auto-consapevolezza.

Tuttavia, dovremmo ricordare che ripetere solamente la parola ‘io’ o ‘io sono’ non è auto-investigazione. L’auto-investigazione inizia solo quando la nostra attenzione si rivolge realmente verso la nostra auto-consapevolezza. In altre parole, ciò a cui dobbiamo attendere non è solo la parola ‘io’ o ‘io sono’, ma ciò a cui questa parola si riferisce, vale a dire noi stessi. Le parole sono qualcosa diversa da noi stessi, ma possono essere per noi un aiuto potente per rivolgere la nostra attenzione verso noi stessi, perché siamo ciò a cui queste parole si riferiscono realmente.

Il nostro fine è solo essere attentivamente consapevoli soltanto di noi stessi. Qualunque cosa che può essere un aiuto per questo è buona per quanto ci aiuta ad essere attentivamente auto-consapevoli, ma non dovremmo confondere qualche aiuto come la reale auto-consapevolezza su cui dovremmo soltanto focalizzarci. Ogni aiuto può solo essere di utilità limitata, e non può mai essere un sostituto ad essere realmente attentivamente auto-consapevoli. Quindi dovremmo aver cura di non perdere mai di vista il nostro fine, che è solo essere attentivamente consapevoli soltanto di noi stessi, in completo isolamento anche dalla minima consapevolezza di qualunque altra cosa.

Come essere realmente attentivamente consapevoli soltanto di noi stessi è qualcosa che possiamo imparare solo con la pratica. Proprio come possiamo imparare ad andare in bicicletta solo allenandoci a farlo, possiamo imparare ad essere attentivamente consapevoli di noi stessi solo allenandoci ad esserlo. Qualunque parola possa essere usata per spiegare questa pratica è solo un indicatore, ma per comprendere ciò a cui essa sta indicando dobbiamo cercare di metterla in pratica. Cercando impareremo per esperienza. Non c’è altro modo.

Abbiamo solo bisogno di essere attentivamente consapevoli di noi stessi soltanto per un momento, perché appena saremo attentivamente consapevoli solo di noi stessi ci sperimenteremo come siamo realmente e perciò l’illusione di essere questo ego sarà distrutta per sempre. Ora stiamo cercando solo di essere attentivamente consapevoli soltanto di noi stessi, ma nessuno di noi ancora ha avuto successo, perché se avessimo avuto successo non esisteremmo più come un ego o mente.

Ogni volta che cerchiamo, in una certa misura riusciamo ad essere attentivamente consapevoli di noi stessi, ma la nostra consapevolezza di noi stessi è ancora mischiata con la consapevolezza di altre cose, così dobbiamo continuare a cercare finché riusciamo ad essere consapevoli di nient’altro che solo noi stessi. Quindi non dovremmo abbandonare questa pratica solo perché non abbiamo ancora sperimentato cosa è essere attentivamente consapevoli solo di noi stessi, in completo isolamento da ogni altra cosa, ma dobbiamo continuare a provare finché riusciamo.

Più proviamo, più ci diverrà chiaro cosa significa essere attentivamente consapevoli di noi stessi, ma ci diverrà perfettamente chiaro solo quando riusciremo ad essere attentivamente consapevoli solo di noi stessi, distruggendo per sempre il nostro ego.

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