Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

giovedì 25 dicembre 2014

La paura della morte



Tratto da Sadhanai Saram di Sri Sadhu Om
Tradotto dall'originale edizione Tamil da Swami Sadhu Om e Michael James


26. La paura della morte  

140. Se giunge la paura della morte e prende possesso della mente, questo solo sarà sufficiente; la mente allora si volgerà a se stessa e prenderà rifugio nel supremo Signore. Ma sappiate che questo beneficio risulterà solo per coloro che possiedono buone qualità, e non per coloro che possiedono cattive qualità.

141. Se giunge la paura della morte a coloro che sono posseduti dall’egoismo, e di esperta malizia e di deviato intelletto, essi diverranno malvagi senza scrupoli e manderanno in rovina loro stessi facendo grandi sforzi per godere degli insignificanti piaceri dei cinque sensi prima che il corpo perisca.

142. Ma se la paura della morte giunge a persone che hanno menti mature ed elevate, essi esamineranno la connessione che esiste tra il corpo e l’anima, dando così attenzione in modo accurato alla loro mente (la consapevolezza di prima persona ‘io’) per conoscere ‘In quale misura questa morte ci condiziona?’

143. Avendo compreso, ‘Se la morte è solo la distruzione del corpo, allora è solamente lo stato in cui io, l’anima, sono separato dal corpo insenziente’, la mente dell’aspirante giungerà a una marcata determinazione, accettando così, ‘Rimarrò nello stesso modo come sarei se la morte accadesse in pratica’.

144. Questa marcata determinazione è distacco (vairagya). Solo quando essa sorge sarà ottenuta la vera rinuncia. Quando la rinuncia è così ottenuta come risultato della paura della morte, in quel momento e lì la grazia del guru sorgerà e agirà in modo da separarci come diversi da questo corpo – come il sé, la natura di esistenza-consapevolezza (sat-chit-swarupa). In questo modo perirà l’attaccamento al corpo come ‘io’ (dehabhimana).

145. Quando il potere della grazia divina opera in questo modo, la vera luce dell’auto-consapevolezza, l’unica ineguagliabile realtà, risplenderà, espandendosi e fiorendo nel cuore, dopo di che, di fronte a quella luce brillante questo mondo e la nostra vita come un individuo in questo mondo scomparirà, essendo scoperta solo una falsa apparenza, proprio come di fronte al sole le macchie gialle della curcuma scompaiono da una tela bianca.

146. Poiché la verità, ‘La morte che giunge è solo per questo sudicio corpo, e non è in nessun modo per noi’, risplenderà in questo modo come la propria esperienza, la paura della morte non sorgerà più nuovamente.

147. La paziente sopportazione (udasina) o indifferenza agli accadimenti mondani, l'assenza di tutte le qualità inferiori, il coraggio, il fermo potere del vero amore, e tutte le sei elevate divine qualità (bhagavat-gunas) divino splendore, valore, gloria, pura conoscenza, divina prosperità e assenza di desiderio, risplenderanno chiaramente e armoniosamente in uno.

148. Dopo che la morte della mente è stata in questo modo fermamente ottenuta come risultato della paura della morte del corpo, poiché non c’è legge che impone al corpo di morire non appena la mente muore, nella visione degli altri il corpo del jivanmukta continuerà a vivere, sebbene la sua mente sarà morta a causa dell’albeggiare della vera conoscenza.

149. Solo l’esistenza-consapevolezza ‘io sono’, che continua a vivere anche dopo che la mente è morta, è la realtà suprema (Brahman), che continua ad esistere anche dopo che l’intero universo è stato distrutto (pralaya). Poiché non c’è mai anche per un momento una cosa come la morte o la distruzione di questa auto-consapevolezza ‘io sono’, sappi che solo questo ‘io sono’ è il supremo sé infinito e indistruttibile. 

27. Senza nascita e senza morte  

150. Non pensare al corpo come ‘io’ è essere senza nascita; mai dimenticare l’auto-consapevolezza ‘io sono’ è essere senza morte. Quando e perché la nascita o la morte verranno per coloro che, dimorando nello stato di auto-conoscenza, sono sempre privi di pensiero e di dimenticanza?

151. Solo pensare a qualsiasi cosa diversa da ‘io’ è nascita; non pensare ad alcuna cosa tranne ‘io’ è liberazione (mukti). Coloro che hanno ben imparato l’arte di non pensare, e che quindi dimorano fermamente nello stato libero dal pensiero, torneranno sotto l’influenza del pensiero? Solo la pratica di astenersi dal vedere se stessi come uno dei molti oggetti di questo mondo è la pratica perfetta (sadhana). Se si raggiunge il successo in questa sadhana, allora non ci sarà più nascita o morte.

152. Per non sperimentare nascita o morte, giungiamo alla pratica elevata (sadhana) di dimorare nello stato naturale, che è privo di pensiero e di dimenticanza. Se impariamo correttamente come dimorare in questo modo, per quale ragione allora nasceremo o moriremo? Solo l’arte di dimorare senza dubbio nello stato del sé è meritevole di essere imparato.

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