Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

mercoledì 11 marzo 2015

Śrī Aruṇācala Stuti Pañcakam


Cinque Inni a Śrī Aruṇācala


Michael James

  1. Introduzione
  2. Riguardo questa traduzione di Śrī Aruṇācala Stuti Pañcakam
  3. Traduzione Italiana di Śrī Aruṇācala Stuti Pañcakam in file PDF
  4. Traduzione Italiana di Śrī Aruṇācala Pañcaratnam in file PDF


Introduzione

ஸ்ரீ அருணாசல ஸ்துதி பஞ்சகம் (Śrī Aruṇācala Stuti Pañcakam), i ‘Cinque Inni a Śrī Aruṇācala’, che è una raccolta dei principali canti devozionali composti da Śrī Ramaṇa, è la prima sezione di ஸ்ரீ ரமண நூற்றிரட்டு (Śrī Ramaṇa Nūṯṟiraṭṭu), la versione Tamil di ‘Collected Works of Śrī Ramaṇa’.
I seguenti sono i cinque principali canti che lo compongono:
1.
ஸ்ரீ அருணாசல அக்ஷரமணமாலை (Śrī Aruṇācala Akṣaramaṇamālai), la ‘Ghirlanda Nuziale di Lettere a Śrī Aruṇācala’, è un canto composto nel linguaggio metaforico del misticismo della sposa o madhura bhava (l’atteggiamento affettuoso di una ragazza che cerca l’unione con il suo amato, il signore del suo cuore) e consiste di 108 distici [strofe formate da una coppia di versi], ciascuno dei quali inizia con una lettera consecutiva dell’alfabeto Tamil e termina con ‘‘Aruṇācalā’, una forma vocativa del nome ‘Aruṇācala’ (o ‘Arunachala’, come è spesso tradotto con minore precisione).

Nel titolo di questo canto, akṣara è una parola Sanscrita che significa ‘imperituro’ o ‘immutabile’ e una ‘lettera’ di un alfabeto, maṇam è una parola Tamil che significa ‘unione’, ‘nozze’ o ‘fragranza’, e mālai è una forma Tamil della parola Sanscrita mālā, che significa ‘corona’ o ‘ghirlanda’, in particolare fatta di fiori, così la parola composta akṣara-maṇa-mālai significa la ‘ghirlanda nuziale di lettere’, la ‘ghirlanda d’immutabile unione’, la ‘fragrante ghirlanda di lettere’ o la ‘ghirlanda d’imperitura fragranza’.

Nei 108 versi, Śrī Ramaṇa riversa il suo intenso amore per Dio nella forma della sacra collina Aruṇācala, celebrando la sua infinita grazia e pregandolo di concedere lo stato imperituro dell’assoluta unità con lui, che può essere ottenuta solo per mezzo della vera auto-conoscenza, poiché la vera forma di Dio o Aruṇācala non è nient’altro che il nostro sé essenziale, la pura consapevolezza di essere che sempre sperimentiamo come ‘io sono’.

Benché Śrī Ramaṇa si fosse realmente arreso e unito completamente nello stato privo di ego della vera auto-conoscenza all’età di sedici anni, nel giorno del 1896 in cui fu sopraffatto da un’intensa paura della morte , che fu circa diciotto o diciannove anni prima della sua composizione di Śrī Aruṇācala Akṣaramaṇamālai, in molti di questi versi egli canta dalla prospettiva di un devoto che sta ancora lottando per superare il suo ego e i suoi desideri limitati e per arrendere completamente se stesso all’infinito amore di Dio.

Tuttavia, benché molti di questi versi siano dunque preghiere, in alcuni di essi Śrī Ramaṇa loda con chiarezza la grazia di Aruṇācala per aver distrutto la sua mente o ego e averlo assorbito completamente nello stato non-duale dell’unione immutabile o vera auto-conoscenza.

2.
ஸ்ரீ அருணாசல நவமணிமாலை (Śrī Aruṇācala Navamaṇimālai), la ‘Ghirlanda di Nove Gemme a Śrī Aruṇācala’ consiste di nove versi composti in metri differenti e in vari momenti, che furono successivamente raccolti insieme per formare questo canto. I primi tre di questi nove versi sono lodi, nei primi due dei quali Śrī Ramaṇa rivela determinati aspetti del significato spirituale della forma e del nome di Aruṇācala, e nel terzo dei quali egli ci assicura che se, nella nostra ricerca per la chiarezza della vera auto-conoscenza, desideriamo ardentemente la grazia di Aruṇācala, la otterremo con certezza e annegheremo per sempre nell’oceano della felicità infinita. I quattro versi successivi sono preghiere struggenti per la grazia di Aruṇācala e per lo stato benedetto del sempre crescente amore per lui, e negli ultimi due versi Śrī Ramaṇa rivela la propria esperienza personale della sua grazia, che concesse su di lui ‘il proprio stato’ (o lo ‘stato del sé’) e dunque lo salvò dall’annegare nel profondo oceano dell’illusione terrena o maya.

3.
ஸ்ரீ அருணாசல பதிகம் (Śrī Aruṇācala Patikam), gli ‘Undici Versi a Śrī Aruṇācala’, fu composto da Śrī Ramaṇa dopo che le parole di apertura del primo verso கருணையால் என்னை யாண்ட நீ (karuṇaiyāl eṉṉai y-āṇḍa nī), erano sorte con insistenza nella sua mente per diversi giorni. Infine egli compose un verso iniziando con queste parole, che significano ‘tu che per [la tua] grazia hai accettato [preso possesso di, dominato o tenuto in cura] me [come tuo]’.

Questo primo verso terminava con la parola அன்பே (aṉbē), una forma vocativa di அன்பு (aṉbu), che significa ‘amore’, e il giorno successivo le parole அன்புரு வருணாசல (aṉburu v-aruṇācala), che significano ‘Aruṇācala, la forma dell’amore’ iniziarono a sorgere con insistenza nella sua mente, così con esse come parole di apertura egli compose il secondo verso, che terminava con la parola இறையே (iṟaiyē), una forma vocativa di இறை (iṟai), che significa ‘signore’ o ‘Dio’. Il giorno seguente una serie di parole cominciando con இறை (iṟai) iniziarono a sorgere con insistenza nella sua mente, così con esse come parole di apertura egli compose il terzo verso che terminava con la parola ஊழி (uṙi), che significa ‘eone’ o ‘mondo’.

In questo modo per nove giorni consecutivi compose un verso ogni giorno, e il decimo giorno compose due versi. Ciascuno di questi undici versi iniziava con l’ultima parola (o più precisamente, con la prima sillaba metrica dell’ultimo piede) del verso precedente, formando così un canto in uno stile di concatenazione che è chiamato antādi o ‘iniziare dalla fine’.

In questo patikam o poema di undici versi che sgorgò dal cuore di Śrī Ramaṇa, i primi nove versi sono bellissime preghiere, e gli ultimi due sono potenti promesse, in cui egli rivela come Aruṇācala distruggerà sicuramente l’anima o individualità separata di chiunque sia attratto a lui, pensando a lui come la realtà suprema, attirando la sua mente interiormente e in questo modo frenando tutta la sua dannosa attività e rendendola immobile come esso stesso.

4.
ஸ்ரீ அருணாசல அஷ்டகம் (Śrī Aruṇācala Aṣṭakam), gli ‘Otto versi a Śrī Aruṇācala’, fu composto da Śrī Ramaṇa come una continuazione di Śrī Aruṇācala Patikam. Il giorno in cui compose gli ultimi due versi del patikam, si mise in cammino per una giri-pradakṣina (circumambulazione della collina di Aruṇācala) accompagnato da un devoto, che portò con lui un foglio di carta e una penna, pensando che egli poteva comporre qualche verso in più, e durante il cammino attorno alla collina Śrī Ramaṇa compose i primi sei versi di questo aṣṭakam o poema di otto versi.

Poco dopo questo, quando un devoto decise di pubblicare questi diciassette versi, Śrī Ramaṇa compose due versi in più per formare due poemi separati, uno di undici versi e l’altro di otto versi. Mentre gli undici versi del patikam sono composti in un metro che consiste di quattro righe con sette piedi in ogni riga, gli otto versi dell’ aṣṭakam sono composti in un metro che consiste di quattro righe con otto piedi in ogni riga.

Come il patikam, l’ aṣṭakam è composto nello stile di concatenazione antādi, e non solo ogni verso inizia con la prima sillaba metrica dell’ultimo piede del verso precedente, ma inizia anche con la prima sillaba metrica dell’ultimo piede del verso finale del patikam, va a dire அறி (aṟi), che è una radice verbale che significa ‘conoscere’.

Benché l’ aṣṭakam sia composto nella forma esteriore di un inno di lode a Dio nella forma di Aruṇācala, la maggior parte dei suoi versi sono effettivamente un’espressione chiara ed estremamente profonda della filosofia e della pratica della scienza non-duale della vera auto-conoscenza.

5.
ஸ்ரீ அருணாசல பஞ்சரத்னம் (Śrī Aruṇācala Pañcaratnam), le ‘Cinque Gemme a Śrī Aruṇācala’ è il solo canto in Śrī Aruṇācala Stuti Pañcakam che non fu composto originariamente in Tamil. Śrī Ramaṇa lo compose prima in Sanscrito, e solo successivamente in Tamil.

Un giorno nel 1917 un devoto chiese a Śrī Ramaṇa di comporre un verso Sanscrito nel metro ārya vṛtta, in risposta egli compose il verso ‘karuṇāpūrṇa sudhābdhē …’ in perfetto ārya vṛtta. Subito dopo questo verso fu mostrato a Kavyakanta Ganapati Sastri, un poeta e studioso Sanscrito, che vedendolo immediatamente gli richiese di comporre un altro verso nello stesso metro. Śrī Ramaṇa di conseguenza compose il verso ‘tvayaruṇācala sarvam …’, e vedendolo, Ganapati Sastri gli chiese di comporre tre ulteriori versi sul soggetto dei quattro yōga – uno su jñāna yōga (il sentiero della conoscenza), poi uno su rāja yōga, (il sentiero del controllo mentale), e per ultimo uno su karma e bhakti yōga (i sentieri di azione disinteressata e devozione) – per formare un poema di cinque versi. Di conseguenza in continuazione alle idee espresse nei primi due versi, Śrī Ramaṇa scrisse i tre versi successivi.

Cinque anni dopo, nel 1922, quando un devoto stava stampando il primo dei quattro canti dell’attuale Śrī Aruṇācala Stuti Pañcakam, qualcuno chiese a Śrī Ramaṇa di tradurre Śrī Aruṇācala Pañcaratnam in Tamil, e quindi egli fece la traduzione.

Diversamente dagli ultimi tre di questi cinque versi, che compose sui soggetti specificati da Ganapati Sastri, i primi due versi furono composti da Śrī Ramaṇa senza che gli fosse chiesto di scrivere su qualche soggetto particolare. Nel primo verso prega Aruṇācala, la luce di auto-consapevolezza, per far fiorire completamente il suo cuore di loto, e nel secondo verso rivela che la parola ‘cuore’ è un nome per Aruṇācala, il nostro sé reale, che sempre risplende nel nostro cuore come ‘io’.

Come Śrī Sādhu Ōm spiega nell’introduzione al suo commentario su Śrī Aruṇācala Pañcaratnam, quando consideriamo attentamente il significato di questi due versi, possiamo vedere chiaramente che in entrambi Śrī Ramaṇa sta attirando la nostra attenzione solo sulla chiara luce di auto-consapevolezza, che è la vera forma di Aruṇācala e che è sempre risplendente all’interno di noi come ‘io’. Da questo possiamo comprendere che quando non gli è stato chiesto di scrivere o dire qualcosa su un soggetto specifico, egli ha parlato o scritto solo sul chiaro risplendere della nostra reale consapevolezza ‘io’.

Dopo aver compreso il significato dei primi due versi in questa luce, se consideriamo il significato degli ultimi tre versi, vedremo chiaramente che anche quando gli fu chiesto di scrivere su vari soggetti specifici, egli ha sempre connesso ciascuno di questi soggetti all’unico soggetto che solo lo interessava, vale a dire il conoscere la reale luce di sé e il fondersi in essa.

Cioè, nel terzo verso egli dice che quando rivolgiamo la nostra mente interiormente per guardare solo verso il sé e quindi per esaminare la sorgente dalla quale è sorto il nostro falso ’io’, conosceremo chiaramente la vera forma o natura di ‘io’ e ci fonderemo in Aruṇācala, cessando di esistere come qualcosa diversa da lui, come un fiume che si fonde e si perde nell’oceano. Poi nel quarto verso dice che quando uno yōgi rinuncia a conoscere gli oggetti esterni e medita solo su Aruṇācala, che risplende nel cuore [come ‘io’], egli o ella vedrà la luce [della vera auto-conoscenza] e quindi otterrà la grandezza [fondendosi] in Aruṇācala. E infine nel quinto verso dice che quando arrendiamo la nostra mente ad Aruṇācala e quindi vediamo sempre lui e amiamo ogni cosa come la sua forma senza alcun senso di alterità [cioè, senza sperimentare qualcosa come diversa da ‘io’, che è la sua vera forma], affogheremo in lui, la forma della vera felicità.
Oltre a questi cinque canti principali, in Śrī Aruṇācala Stuti Pañcakam sono anche inclusi diversi altri versi tra i quali due gruppi di versi che formano una prefazione ad esso, vale a dire i due versi di Śrī Aruṇācala Tattuvam e Dīpa-Darśana Tattuvam e i sette versi di Śrī Aruṇācala Māhātmyam.

ஸ்ரீ அருணாசல தத்துவம் (Śrī Aruṇācala Tattuvam), il ‘tattva [verità, realtà o significato interiore] di Śrī Aruṇācala’, fu composto da Śrī Murugaṉār, ma riporta una spiegazione che fu data da Śrī Ramaṇa. Poiché egli compose questo verso il 24 Novembre 1931, che era il giorno in cui quell’anno era celebrato il festival di karttikai deepam, chiese a Śrī Ramaṇa di comporre un altro verso che spiegasse il tattva o verità espressa da dīpa-darśana, il vedere la luce che è accesa ogni anno in quel giorno sulla cima di Aruṇācala, così Śrī Ramaṇa compose nello stesso metro தீபதர்சன தத்துவம் (Dīpa-Darśana Tattuvam), il ‘tattva di dīpa-darśana’.

Questo verso composto da Śrī Ramaṇa è profondamente significativo, perché [come spiego in maggiore dettaglio in un separato articolo, ‘La verità di Aruṇācala e del ‘vedere la luce’ (dīpa-darśana)’, in cui discuto il significato di questi due versi] in esso egli rivela il profondo senso spirituale di un atto di apparente devozione dualistica – vale a dire dīpa-darśana, vedere in modo reverenziale la luce che è accesa sulla cima di Aruṇācala – spiegando che essa esprime l’esperienza assolutamente non-duale di ‘vedere’ o conoscere la மெய் அக சுடர் (mey aha-cuḍar) o reale luce di ‘io’, che è la nostra auto-consapevolezza essenziale.

ஸ்ரீ அருணாசல மாகாத்மியம் (Śrī Aruṇācala Māhātmyam), la ‘Grandezza di Śrī Aruṇācala’, è una raccolta di sette versi che Śrī Ramaṇa compose in vari momenti, ciascuno dei quali è una traduzione di uno o più versi da testi Sanscriti (come Śiva Mahāpuraṇa, Skanda Mahāpuraṇa e Śiva Rahasya) che contengono descrizioni della grandezza di Aruṇācala.

Nell’introduzione che ho scritto per questa traduzione Inglese di Śrī Aruṇācala Stuti Pañcakam, che è contenuta nel libro stampato e nella copia PDF (e anche in un separato articolo nel mio blog, Sri Arunachala Stuti Panchakam ), ho spiegato come questi cinque inni e l’apparente devozione dualistica che è espressa in molti dei versi in essi contenuti sono relativi alla pratica non-duale di ātma-vicāra o auto-investigazione, che è l’insegnamento principale di Śrī Ramaṇa.

Riguardo questa traduzione di Śrī Aruṇācala Stuti Pañcakam

Prima del 1976, quando incontrai per la prima volta Śrī Sādhu Ōm, egli aveva già tradotto tutti i versi di Śrī Aruṇācala Stuti Pañcakam in Inglese per il beneficio di altri amici. Tuttavia, poiché spesso gli chiesi riguardo i vari significati che aveva spiegato per questi versi, fui in grado di aiutarlo a migliorare l’espressione di questi significati in Inglese, e anche di annotare determinati nuovi significati che mi spiegò.

Quasi ogni giorno udii da Sri Sadhu Om una grande abbondanza di profonde spiegazioni e intuizioni negli insegnamenti di Śrī Ramaṇa, di conseguenza fui in grado di annotare solo una parte di ciò che mi spiegò. Dunque sfortunatamente non presi nota di tutti i significati di Sri Arunachala Stuti Panchakam che mi spiegò, ma le comprensioni che ottenni ascoltandolo spesso mi ritornano, e quando penso ad esse sono ora in grado di comprendere ciò che mi disse con nuova chiarezza.

Alcune delle spiegazioni che ho sentito da Sri Sadhu Om furono incorporate in un commentario Tamil dei primi quarantaquattro versi di Sri Arunachala AkshaRamaṇamalai, che aiutai uno dei miei amici Tamil a comporre, da varie sorgenti che annotavano le sue spiegazioni. Spero che un giorno possa essere in grado di completare la composizione di questo commentario per i versi rimanenti, e che esso possa essere pubblicato sia in Tamil sia in Inglese.

Anche se questo libro attuale non contiene commentari dettagliati dei versi di Sri Arunachala Stuti Panchakam, contiene significati parola per parola per ciascun verso, cosa che aiuterà il lettore a riflettere più profondamente su queste parole di Śrī Ramaṇa. Se pensiamo profondamente e ripetutamente al significato dei suoi scritti, ciascuno di noi non solo sarà in grado di comprendere i suoi insegnamenti con crescente chiarezza, ma saremo anche in grado di coltivare e rinforzare il nostro amore per praticare i suoi insegnamenti. Questo è il vero frutto di manana o riflettere sugli insegnamenti del nostro sadguru, Bhagavan Śrī Ramaṇa.

Anche se io (e prima di me altri amici) aiutarono a formulare le traduzioni contenute in questo libro, il loro traduttore principale fu Śrī Sādhu Ōm, perché il suo ruolo nella loro traduzione fu quello di spiegare (prima ad altri amici e poi a me) il significato di ciascun verso nell’insieme e di ciascuna singola parola contenuta in ognuno di essi. Il mio ruolo nella loro traduzione fu solo fare a lui domande dettagliate riguardo i significati che mi diede, per esprimerli in un Inglese più chiaro, e trascriverli in taccuini. Feci tutto ciò primariamente per il mio beneficio, ma speravo anche che un giorno queste traduzioni fossero pubblicate, perché che esse avrebbe dato beneficio a molti devoti di Śrī Ramaṇa che non conoscevano il Tamil.

Nessuna traduzione può essere perfetta, perché è impossibile trasmettere in un linguaggio tutte le sottigliezze e le sfumature di significato che sono espresse dalle parole di un altro linguaggio. Questa inevitabile inadeguatezza di ogni traduzione è anche maggiore nel caso di una traduzione da un linguaggio ad un altro la cui struttura sintattica e il modo di esprimere le idee è completamente diverso, come nel caso di traduzioni dal Tamil in Inglese. Quindi per coloro che non conoscono il Tamil una traduzione parola per parola di ciascun verso di Śrī Ramaṇa è un aiuto molto prezioso per meglio comprendere la profondità e la sottigliezza di significato che egli trasmise attraverso ogni parola che scrisse.

Tuttavia, una mera traduzione letterale di ciascuna parola non può adeguatamente trasmettere il significato che egli intendeva, perché in Tamil come in ogni altro linguaggio le stesse parole possono essere comprese e interpretate in modi differenti. Questo è particolarmente vero per le parole che esprimono verità estremamente sottili, come le parole di Śrī Ramaṇa. Quindi, per comprendere le sue parole correttamente e adeguatamente, dovremmo comprendere non solamente il vācyārtha o significato letterale di ciascuna di esse, ma principalmente il loro lakṣyārtha o significato inteso.

Poiché Śrī Sādhu Ōm aveva arreso completamente se stesso a Śrī Ramaṇa, che risplende all’interno di ciascuno di noi come la chiarezza assoluta dell’essere auto-cosciente e senza pensiero, ‘io sono’, per la grazia di Śrī Ramaṇa la sua mente si era fusa ed era stata consumata da quella chiarezza, e quindi per la sua esperienza di vera auto-conoscenza egli fu in grado di spiegare il vero lakṣyārtha delle parole di Śrī Ramaṇa – il significato che egli effettivamente intese trasmettere attraverso di esse.

Inoltre, poiché Śrī Sādhu Ōm fu egli stesso un grande poeta Tamil, e poiché trascorse molti anni lavorando strettamente con Śrī Murugaṉār, preservando, redigendo e classificando tutti i suoi versi allora non pubblicati, egli ebbe una completa comprensione sia del ricco stile classico di Tamil in cui Śrī Ramaṇa compose i suoi versi, sia del modo unico in cui Śrī Ramaṇa espresse la verità in parole che, sebbene apparentemente molto semplici, trasmettono realmente un significato molto più profondo e più ricco di quanto sembrano trasmettere superficialmente. Quindi non solo dalla prospettiva della sua vera esperienza spirituale ma anche da una prospettiva letteraria, Śrī Sādhu Ōm ebbe una comprensione estremamente profonda e chiara nella ricchezza e profondità di significato che Śrī Ramaṇa trasmise attraverso i suoi versi.

Quindi Śrī Sādhu Ōm fu perfettamente qualificato ad interpretare i molti significati contenuti in questi versi, benché egli mai affermò di aver espresso tutti i significati possibili. Infatti, qualche volta ci diceva che un nuovo significato di un determinato verso era improvvisamente balenato nella sua mente, di conseguenza questo libro non contiene certamente tutti i significati che egli può aver visto in ogni verso.

Durante la vita di Śrī Sādhu Ōm, lui ed io avevamo scritto tutti questi significati parola per parola, traduzioni e alcune note esplicative in qualche taccuino, e avevamo intenzione di revisionare il tutto successivamente, perché ciò che avevamo scritto era solo una bozza non rifinita. Sfortunatamente, prima della sua morte nel Marzo del 1985, non avemmo il tempo di fare questo o molti altri lavori simili che intendevamo fare, e dopo di ciò sono stato impegnato con altro lavoro, di conseguenza non ho ancora avuto tempo di intraprendere la nostra progettata revisione di questa bozza non rifinita.

Quindi nel 2007, quando Śrī N. Sankaran e altri miei amici di Tiruvannamalai decisero di pubblicare questa bozza di traduzione come un libro, fecero in modo che essa fosse copiata dai nostri taccuini e composta per la stampa. Sfortunatamente non fui coinvolto con la redazione, la tipocomposizione e la correzione della bozza, così nel libro stampato ci sono molti errori di trascrizione, di redazione e di stampa, in modo particolare nella translitterazione e in alcuni dei significati parola per parola, che spero di correggere in futuro, se avrò il tempo di revisionare, rifinire e migliorare questa vecchia bozza.

Traduzione Italiana di Śrī Aruṇācala Stuti Pañcakam in file PDF

Nota per l'edizione Italiana:

La traduzione in Italiano di Sri Arunachala Stuti Panchakam disponibile qui in file PDF, presenta provvisoriamente solo i versi e le note esplicative ma è priva del testo in caratteri Tamil, della traslitterazione e dell’analisi dei significati parola per parola. Come auspicato da Sri Michael James in questa introduzione, una prossima revisione e correzione di questa parte del libro, renderà possibile la stampa della versione corretta e completa dei caratteri Tamil, della traslitterazione e dell’analisi parola per parola anche nella traduzione in Italiano.


Traduzione Italiana di Śrī Aruṇācala Pañcaratnam in file PDF

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