Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

domenica 17 luglio 2016

Se siamo in grado di essere stabilmente auto-attentivi, dove andiamo da qui?

Michael James

17 Luglio 2016
If we are able to be steadily self-attentive, where do we go from here?

Un amico mi ha scritto spiegando come sta praticando auto-investigazione e ha chiesto, ‘Dove vado da qui?’ Quello che segue è ciò che gli ho scritto in risposta.

Quando scrivi, ‘Ora sembro ‘testimoniare’ o essere sempre consapevole del pensiero io sono’, cosa intendi esattamente con ‘il pensiero io sono’? La ragione per cui chiedo questo è che le persone tendono ad oggettivare ogni cosa, così alcuni suppongono che il pensiero-io sia un qualche tipo di oggetto che si può osservare, ma il termine ‘pensiero-io’ è solo un altro nome per l’ego, che non è un oggetto ma il soggetto, quello che è consapevole di tutti gli oggetti. Quindi ciò che abbiamo bisogno di osservare o ‘testimoniare’ non è qualche oggetto ma solo noi stessi, il soggetto (l’ego o il pensiero chiamato ‘io’).

Poiché noi non siamo un oggetto o un fenomeno, osservare noi stessi significa semplicemente essere auto-attentivi o attentivamente auto-consapevoli. Siamo sempre auto-consapevoli, ma generalmente nella veglia e nel sogno siamo auto-consapevoli in modo negligente, perché siamo così interessati ad essere consapevoli di altre cose da non vedere la nostra auto-consapevolezza, che è il fondamento o schermo su cui la consapevolezza di altre cose compare e scompare. A causa del nostro interesse in altre cose, dirigiamo costantemente la nostra attenzione lontano da noi stessi verso altre cose, così il nostro fine ora è volgere indietro la nostra attenzione e fissarla su noi stessi più acutamente e stabilmente possibile.

Nella misura in cui riusciamo a focalizzare la nostra attenzione su noi sessi, essa è ritirata da tutte le altre cose, e quindi le altre cose recedono, per così dire, nello sfondo della nostra consapevolezza. Tuttavia altre cose persisteranno in misura più o meno grande nella nostra consapevolezza finché il nostro ego o sprofonda nel sonno, dal quale prima o poi sorgerà nuovamente, o è completamente annientato, nel qual caso non sorgerà nuovamente. Quindi il nostro fine dovrebbe essere solo focalizzare sempre la nostra attenzione il più possibile su noi stessi.

Finché il nostro ego non è distrutto, una parte del nostro tempo sarà occupato da altre attività, ma anche mentre il nostro corpo e la nostra mente sono attivi, possiamo in misura variabile mantenere una fondamentale corrente di auto-consapevolezza. Quindi dovremmo sempre cercare di essere auto-attentivi, ma quando non siamo impegnati in altre attività siamo generalmente in grado di esserlo più acutamente e stabilmente.

Se questo è ciò che stai cercando di fare, non c’è niente altro che hai bisogno o dovresti fare. Solo perseverare pazientemente nel cercare di essere sempre più acutamente e stabilmente auto-attentivo. Quindi la risposta alla tua domanda riguardo a dove dovresti andare da qui, è in nessun posto, tranne naturalmente più in profondità e più in profondità in te stesso, cosa che puoi fare solo cercando con persistenza di essere auto-attentivo.

Come Bhagavan ci ha rassicurato nell’undicesimo paragrafo di Nāṉ Yār?:
ஒருவன் தான் சொரூபத்தை யடையும் வரையில் நிரந்தர சொரூப ஸ்மரணையைக் கைப்பற்றுவானாயின் அதுவொன்றே போதும்.

oruvaṉ tāṉ sorūpattai y-aḍaiyum varaiyil nirantara sorūpa-smaraṇaiyai-k kai-p-paṯṟuvāṉ-āyiṉ adu-v-oṉḏṟē pōdum.

Se uno si aggrappa saldamente a ininterrotto svarūpa-smaraṇa [auto-ricordo] finché ottiene svarūpa [il proprio sé reale], quello solo sarà sufficiente.
Cercare di fare qualsiasi cosa diversa dal solo essere auto-attentivi nutrirebbe e sosterrebbe il nostro ego, perché fare qualsiasi altra cosa comporterebbe il dare attenzione ad altre cose, che è l’alimento da cui dipende la sopravvivenza di questo ego, così essere più possibile auto-attentivi è il solo modo per dissolverlo completamente e per sempre.

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