Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

martedì 21 marzo 2017

Per sradicare la mente dobbiamo osservare solo il suo primo pensiero, l’ego

Michael James

21 Marzo 2017
To eradicate the mind we must watch only its first thought, the ego

Un amico mi ha scritto recentemente dicendo che un suo amico lo ha consigliato che il modo per far tacere la mente è di osservarla, ed egli intendeva che osservarla significa osservare qualsiasi pensiero scorre attraverso di essa, perché ha affermato che ‘una volta che inizi ad osservare [il flusso dei pensieri] vieni separato dai tuoi pensieri’, intendendo con questo che possiamo distaccarci dai pensieri osservandoli. Questo articolo è adattato dalla risposta che gli ho scritto.
  1. Uḷḷadu Nāṟpadu verso 25: l’ego sarà sradicato solo quando attenderà solo a sé stesso
  2. La mente non può essere fatta tacere permanentemente con qualsiasi mezzo diverso dall’auto-attentività
  3. Upadēśa Undiyār versi 17 e 18: ciò che dovremmo osservare è solo l’ego, il pensiero radice chiamato ‘io’, e non qualsiasi altro pensiero


1. Uḷḷadu Nāṟpadu verso 25: l’ego sarà sradicato solo quando attenderà solo a sé stesso

Secondo Bhagavan l’ego sorge, si regge, si nutre e prospera ‘afferrando la forma’, come egli spiega nel verso 25 di Uḷḷadu Nāṟpadu:
உருப்பற்றி யுண்டா முருப்பற்றி நிற்கு
முருப்பற்றி யுண்டுமிக வோங்கு — முருவிட்
டுருப்பற்றுந் தேடினா லோட்டம் பிடிக்கு
முருவற்ற பேயகந்தை யோர்.

uruppaṯṟi yuṇḍā muruppaṯṟi niṟku
muruppaṯṟi yuṇḍumiha vōṅgu — muruviṭ
ṭuruppaṯṟun tēḍiṉā lōṭṭam piḍikku
muruvaṯṟa pēyahandai yōr
.

பதச்சேதம்: உரு பற்றி உண்டாம்; உரு பற்றி நிற்கும்; உரு பற்றி உண்டு மிக ஓங்கும்; உரு விட்டு, உரு பற்றும்; தேடினால் ஓட்டம் பிடிக்கும், உரு அற்ற பேய் அகந்தை. ஓர்.

Padacchēdam (separazione delle parole): uru paṯṟi uṇḍām; uru paṯṟi niṟkum; uru paṯṟi uṇḍu miha ōṅgum; uru viṭṭu, uru paṯṟum; tēḍiṉāl ōṭṭam piḍikkum, uru aṯṟa pēy ahandai. ōr.

அன்வயம்: உரு அற்ற பேய் அகந்தை உரு பற்றி உண்டாம்; உரு பற்றி நிற்கும்; உரு பற்றி உண்டு மிக ஓங்கும்; உரு விட்டு, உரு பற்றும்; தேடினால் ஓட்டம் பிடிக்கும். ஓர்.

Anvayam (parole ridisposte in ordine naturale di prosa): uru aṯṟa pēy ahandai uru paṯṟi uṇḍām; uru paṯṟi niṟkum; uru paṯṟi uṇḍu miha ōṅgum; uru viṭṭu, uru paṯṟum; tēḍiṉāl ōṭṭam piḍikkum. ōr.

Traduzione: Afferrando la forma, l’ego-fantasma senza forma ha origine; afferrando la forma si regge; afferrando e nutrendosi di forma cresce [si diffonde, si espande, aumenta, si innalza o prospera] abbondantemente; lasciando [una] forma, afferra [un’altra] forma. Se cercato [esaminato o investigato], esso prenderà il volo. Investiga [o conosci di conseguenza].
Ciò che egli intende qui con ‘உரு’ (uru), ‘forma’, è fenomeno di qualunque tipo, perché ogni fenomeno (ogni cosa che appare e scompare nella nostra consapevolezza) è una forma di un tipo o un altro, ed ogni forma è un fenomeno. Poiché l’ego è un ‘உருவற்ற பேய்’ (uru-v-aṯṟa pēy) ‘fantasma senza forma’, non ha mani o braccia con cui afferrare qualcosa, così può afferrare le forme solo dando attenzione a o essendo consapevole di esse, e quindi ciò che egli intende con ‘உருப்பற்றி’ (uru-p-paṯṟi), ‘afferrando la forma’, è dare attenzione o essere consapevole di qualsiasi fenomeno.

Secondo lui tutti i fenomeni sono fenomeni mentali, perché qualunque cosa appare nella nostra consapevolezza è una proiezione o creazione della nostra mente, e poiché i fenomeni mentali di qualunque tipo sono ciò che egli intende con il termine ‘pensiero’ (நினைவு (niṉaivu) o எண்ணம் (eṇṇam) in Tamil), ogni fenomeno è un pensiero. Quindi osservando i pensieri stiamo ‘afferrando la forma’ e quindi nutrendo e sostenendo l’ego. Questo è il motivo per cui egli ci ha insegnato che qualunque pensiero può sorgere, e per quanti possano sorgere, dovremmo costantemente rivolgere la nostra attenzione verso noi stessi, questo ego, che è il pensatore e il conoscitore di tutti essi.

Cioè, la natura dell’ego è di essere nutrito e rafforzato dando attenzione a qualsiasi cosa diversa da sé stesso (ogni pensiero diverso da ‘io’), ma di sprofondare e dissolversi per sempre attendendo solo a sé stesso, il pensiero primario chiamato ‘io’. Questo è l’unico segreto rivelato da Bhagavan, ed è la pietra angolare dei suoi insegnamenti.

Osservando o dando attenzione a qualsiasi pensiero diverso da questo pensiero primario chiamato ‘io’, l’ego, lo stiamo afferrando nella nostra consapevolezza, così non ci stiamo distaccando da esso ma attaccandoci ad esso. Quindi il solo modo per distaccarci da tutti gli altri pensieri è cessare di dare ad essi attenzione dirigendo la nostra attenzione verso noi stessi, quello che è consapevole di essi.

Quello che osserva altri pensieri non è noi stessi come siamo realmente ma solo noi stessi come l’ego che ora sembriamo essere, perché altri pensieri sorgono solo quando sorgiamo come questo ego, così osservando altri pensieri non ci stiamo solo attaccando ad essi ma stiamo anche perpetuando l’illusione di essere questo ego. Ogni volta che sembriamo essere questo ego, siamo consapevoli di altri pensieri, e ogni volta che siamo consapevoli di altri pensieri, sembriamo essere questo ego, così c’è una chiara connessione causale tra essere consapevoli di altri pensieri ed essere apparentemente questo ego. Questo è il motivo per cui Bhagavan dice in questo verso di Uḷḷadu Nāṟpadu che l’ego ha origine, si regge, si nutre e prospera ‘afferrando la forma’ (cioè, afferrando l’apparenza di altri pensieri nella sua consapevolezza).

Mentre l’ego è nutrito e sostenuto osservando, dando attenzione o essendo consapevole di qualsiasi cosa diversa da sé stesso, la sua esistenza apparente è dissolta dal suo osservare, attendere a o essere attentivamente consapevole di sé stesso, come Bhagavan intende quando dice in questo verso, ‘தேடினால் ஓட்டம் பிடிக்கும்’ (tēḍiṉāl ōṭṭam piḍikkum), che significa, ‘Se cercato [esaminato o investigato], esso prenderà il volo’. La ragione per questo è che l’ego non esiste realmente, ma sembra esistere finché è consapevole di qualsiasi cosa diversa da sé stesso, così solo come un serpente illusorio cesserebbe di esistere solo se lo guardassimo abbastanza attentamente per vedere che è solo una corda, questo ego cesserà di esistere solo se lo guardiamo abbastanza attentamente per vedere che è solo pura ed infinita auto-consapevolezza (consapevolezza che non è consapevole di niente altro che sé stessa). Quindi osservare in modo vigile sé stessi, chi ora sembra essere questo ego, è il mezzo per distaccare sé stessi non solo da tutti gli altri pensieri ma anche dallo stesso ego, che è la radice e la causa di tutti essi.

2. La mente non può essere fatta tacere permanentemente con qualsiasi mezzo diverso dall’auto-attentività

Cercare di far tacere la mente con qualsiasi mezzo diverso dall’auto-attentività può al massimo condurre solo a manōlaya (uno stato di sospensione temporanea della mente, come il sonno), perché se focalizziamo la nostra attenzione abbastanza a lungo su qualsiasi altro pensiero o fenomeno, prima o poi sprofonderemo in laya a causa di completo esaurimento. Tuttavia, sprofondare in qualche tipo di laya non è di beneficio spirituale, non più di quanto lo sia sprofondare nel sonno (che è un tipo di laya) , perché ogni volta che l’ego sprofonda in laya prima o poi sorgerà di nuovo intatto con tutte le sue viṣaya-vāsanā (le sue tendenze, inclinazioni o desideri di essere consapevole di viṣaya o fenomeni), così il solo modo non solo per mettere la mente a tacere permanentemente è di distruggerla insieme con la sua radice, l’ego, e il solo modo per distruggerlo è che l’ego attenda solo a sé stesso.

3. Upadēśa Undiyār versi 17 e 18: ciò che dovremmo osservare è solo l’ego, il pensiero radice chiamato ‘io’, e non qualsiasi altro pensiero

Il termine ‘osservare la mente’, che oggi è usato frequentemente, è ambiguo e quindi ingannevole, perché esso può significare dare attenzione ad altri pensieri o attendere al primo pensiero, l’ego. Molte persone lo prendono nel significato di osservare altri pensieri, che vengono e vanno, mentre secondo Bhagavan ciò che dovremmo osservare è solo l’ego, il pensiero primario chiamato ‘io’, che è il pensatore e il percettore di tutti gli altri pensieri e quindi la loro radice e il fondamento. Poiché l’ego è l’essenza della mente, il solo mezzo effettivo per investigare ciò che la mente è realmente è per noi attendere solo all’ego e non a qualunque altro pensiero.

Questo è il motivo per cui dopo aver detto nel verso 17 di Upadēśa Undiyār che se uno investiga la forma della mente senza dimenticare (che significa senza soccombere a pramāda o disattenzione), nessuna mente esisterà, nel verso 18 egli chiarisce che sebbene il termine ‘mente’ si riferisce generalmente ai pensieri nell’insieme, poiché la radice di tutti i pensieri è solo l’ego, il pensiero primario chiamato ‘io’, ciò che la mente è essenzialmente è solo l’ego:
மனத்தி னுருவை மறவா துசாவ
மனமென வொன்றிலை யுந்தீபற
      மார்க்கநே ரார்க்குமி துந்தீபற.

maṉatti ṉuruvai maṟavā dusāva
maṉameṉa voṉḏṟilai yundīpaṟa
      mārgganē rārkkumi dundīpaṟa
.

பதச்சேதம்: மனத்தின் உருவை மறவாது உசாவ, மனம் என ஒன்று இலை. மார்க்கம் நேர் ஆர்க்கும் இது.

Padacchēdam (separazione delle parole): maṉattiṉ uruvai maṟavādu usāva, maṉam eṉa oṉḏṟu ilai. mārggam nēr ārkkum idu.

அன்வயம்: மறவாது மனத்தின் உருவை உசாவ, மனம் என ஒன்று இலை. இது ஆர்க்கும் நேர் மார்க்கம்.

Anvayam (parole ridisposte in ordine naturale di prosa): maṟavādu maṉattiṉ uruvai usāva, maṉam eṉa oṉḏṟu ilai. idu ārkkum nēr mārggam.

Traduzione: Quando uno investiga [esamina o scruta] la forma della mente senza dimenticare, non esisterà qualcosa chiamata ‘mente’. Questo è il sentiero diretto [diritto o appropriato] per tutti.


எண்ணங்க ளேமனம் யாவினு நானெனு
மெண்ணமே மூலமா முந்தீபற
      யானா மனமென லுந்தீபற.

eṇṇaṅga ḷēmaṉam yāviṉu nāṉeṉu
meṇṇamē mūlamā mundīpaṟa
      yāṉā maṉameṉa lundīpaṟa
.

பதச்சேதம்: எண்ணங்களே மனம். யாவினும் நான் எனும் எண்ணமே மூலம் ஆம். யான் ஆம் மனம் எனல்.

Padacchēdam (separazione delle parole): eṇṇaṅgaḷ-ē maṉam. yāviṉ-um nāṉ eṉum eṇṇam-ē mūlam ām. yāṉ ām maṉam eṉal.

அன்வயம்: எண்ணங்களே மனம். யாவினும் நான் எனும் எண்ணமே மூலம் ஆம். மனம் எனல் யான் ஆம்.

Anvayam (parole ridisposte in ordine naturale di prosa): eṇṇaṅgaḷ-ē maṉam. yāviṉ-um nāṉ eṉum eṇṇam-ē mūlam ām. maṉam eṉal yāṉ ām.

Traduzione: Solo i pensieri sono la mente. Di tutti, solo il pensiero chiamato ‘io’ è la radice. Ciò che è chiamata mente è ‘io’.

Traduzione elaborata: Solo i pensieri sono la mente [o la mente è solo pensieri]. Di tutti [i pensieri], solo il pensiero chiamato ‘io’ è il mūla [la radice, la base, il fondamento, l’origine, la sorgente o la causa]. [Quindi] ciò che è chiamata mente è [essenzialmente solo] ‘io’ [l’ego o il pensiero-radice chiamato ‘io’].
Il pensiero chiamato ‘io’, che è l’ego, è la radice di tutti gli altri pensieri perché esso è ciò che li pensa, e pensarli comporta il formarli nella sua consapevolezza. Quindi senza l’ego nessun altro pensiero potrebbe essere formato o percepito, così qualsiasi altro pensiero può apparire, non potrebbe farlo senza essere formato e conosciuto dall’ego. Quindi finché qualsiasi altro pensiero sembra esistere, l’ego deve essere presente per conoscerlo, così mentre altri pensieri vengono e vanno e sono costantemente in cambiamento, l’ego rimane come la radice e il fondamento di tutti essi, e perciò esso non può sprofondare se non cessa di pensare (formare e conoscere altri pensieri).

Quindi l’ego è l’essenza della mente, e perciò ciò che la mente è essenzialmente è solo l’ego. Quindi quando Bhagavan dice nel verso 17, ‘மனத்தின் உருவை மறவாது உசாவ, மனம் என ஒன்று இலை’ (maṉattiṉ uruvai maṟavādu usāva, maṉam eṉa oṉḏṟu ilai), ‘Quando uno investiga [esamina o scruta] la forma della mente senza dimenticare, non esisterà qualcosa chiamata ‘mente’, ciò che intende con ‘மனத்தின் உரு’ (maṉattiṉ uru), la ‘forma della mente’, è solo l’ego, il pensiero-radice chiamato ‘io’.

Quindi chiunque ti ha consigliato di osservare altri pensieri non è riuscito a comprendere il principio semplice ma fondamentale su cui è basato l’intero nucleo degli insegnamenti di Bhagavan, vale a dire che l’ego sorge, si regge, si nutre e prospera solo dando attenzione a qualsiasi cosa diversa da sé stesso, e perciò esso sprofonderà e cesserà di esistere solo attendendo soltanto a sé stesso.


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