Michael James
Pubblicato per la prima volta in The Mountain Path, 1982
Tratto dal sito web di David Godman http://davidgodman.org/asaints/powerofa1.shtml
Pubblicato per la prima volta in The Mountain Path, 1982
Tratto dal sito web di David Godman http://davidgodman.org/asaints/powerofa1.shtml
Il pensiero di Arunachala
Vedendo
Chidambaram, essendo nato a Tiruvarur, morendo nel Kasi, o semplicemente
pensando ad Arunachala, si otterrà sicuramente la Liberazione.
La suprema conoscenza (Auto-conoscenza), il significato del Vedanta, che non può essere ottenuto senza grandi difficoltà, può facilmente essere conseguito da chiunque vede la forma di questa collina da qualsiasi punto è visibile o anche che pensa a essa da lontano.
La suprema conoscenza (Auto-conoscenza), il significato del Vedanta, che non può essere ottenuto senza grandi difficoltà, può facilmente essere conseguito da chiunque vede la forma di questa collina da qualsiasi punto è visibile o anche che pensa a essa da lontano.
Tale è la certezza
data dal Signore Siva in Arunachala Mahatmyam riguardo al potere del
semplice pensiero di Arunachala, e questa certezza ha ricevuto evidente
conferma dalla vita e dagli insegnamenti di Bhagavan Sri Ramana.
Nella seconda riga del primo verso di Sri Arunachala Ashtakam Sri
Bhagavan ci dice che dalla sua prima infanzia, quando non conosceva
nessun’altra cosa, Arunachala risplendeva nella sua mente come ‘il più grande’.
E questo pensiero di Arunachala lavorò la sua mente al punto che all’età di
sedici anni una grande paura della morte sorse in lui e fece rivolgere la sua
mente verso se stessa fino a farla annegare per sempre nella sua sorgente.
Nei suoi scritti Sri Bhagavan ha ripetutamente confermato il misterioso potere che il pensiero di Arunachala ha sulla mente. Nel suo Collected Works in Tamil, sotto l’immagine di Arunachala, c’è un verso che può essere considerato come il suo dhyana sloka (verso di contemplazione) sul suo Sadguru, Arunachala Siva.
Nei suoi scritti Sri Bhagavan ha ripetutamente confermato il misterioso potere che il pensiero di Arunachala ha sulla mente. Nel suo Collected Works in Tamil, sotto l’immagine di Arunachala, c’è un verso che può essere considerato come il suo dhyana sloka (verso di contemplazione) sul suo Sadguru, Arunachala Siva.
In questo
verso egli canta: “Questo è Arunachala-Siva, l’oceano di grazia che concede
liberazione quando è pensato”.
Nel primo verso di Sri Arunachala Aksharamanamalai (La ghirlanda nuziale di Lettere) egli canta, ‘O Arunachala, tu sradichi l’ego in coloro che pensano di te nel cuore come “Arunachala”’.
Nel verso 102 di Aksharamanamalai, egli canta, ‘O Arunachala, nel momento in cui pensai ad Arunai [la santa città di Arunachala] fui preso in trappola dalla tua grazia. Può mai venir meno la rete della tua grazia?’
E nell’ultima riga del secondo verso di Sri Arunachala Navamanimalai (La Collana di Nove Gemme) egli canta, 'Mukti Ninaikka varul Arunachalam,' che significa, ‘Arunachala, del quale il semplice pensiero concede la liberazione’.
Ma solo nel verso decimo di Sri Arunachala Patikam Sri Bhagavan rivela realmente come il pensiero di Arunachala opera nella mente per sradicare l’ego. In questo verso egli canta:
Ho visto una meraviglia, una magnetica collina che attrae l’anima vigorosamente. Arrestando le attività dell’anima che pensa a essa anche una volta, attirandola a guardare verso se stesso, l’Uno, rendendola così immobile come se stesso, si alimenta di quella dolce anima [pura e matura]. Che meraviglia è questa! O anime, siate salvate pensando a questa grande Arunagiri, che risplende nella mente come il distruttore dell’anima [l’ego].
Nel primo verso di Sri Arunachala Aksharamanamalai (La ghirlanda nuziale di Lettere) egli canta, ‘O Arunachala, tu sradichi l’ego in coloro che pensano di te nel cuore come “Arunachala”’.
Nel verso 102 di Aksharamanamalai, egli canta, ‘O Arunachala, nel momento in cui pensai ad Arunai [la santa città di Arunachala] fui preso in trappola dalla tua grazia. Può mai venir meno la rete della tua grazia?’
E nell’ultima riga del secondo verso di Sri Arunachala Navamanimalai (La Collana di Nove Gemme) egli canta, 'Mukti Ninaikka varul Arunachalam,' che significa, ‘Arunachala, del quale il semplice pensiero concede la liberazione’.
Ma solo nel verso decimo di Sri Arunachala Patikam Sri Bhagavan rivela realmente come il pensiero di Arunachala opera nella mente per sradicare l’ego. In questo verso egli canta:
Ho visto una meraviglia, una magnetica collina che attrae l’anima vigorosamente. Arrestando le attività dell’anima che pensa a essa anche una volta, attirandola a guardare verso se stesso, l’Uno, rendendola così immobile come se stesso, si alimenta di quella dolce anima [pura e matura]. Che meraviglia è questa! O anime, siate salvate pensando a questa grande Arunagiri, che risplende nella mente come il distruttore dell’anima [l’ego].
Le
parole 'oru tanadu abhimukhamaha irttu,' ‘attirandola di fronte a se
stesso, l’Uno,’ qui usate da Sri Bhagavan rappresentano un modo mistico di dire
‘attirando l’anima a volgersi all’interno e guardare verso il Sé, l’unica
realtà’. Così in questo verso Sri Bhagavan rivela come il pensiero di Arunachala
opera all’interno della mente per fermare le sue attività, per attrarre la sua
attenzione verso il Sé e quindi renderla immobile. In altre parole, Sri
Bhagavan garantisce che il pensiero di Arunachala condurrà la mente al sentiero
di Auto-investigazione, il ‘sentiero diretto per tutti’, come è accaduto nel
suo caso.
Conoscendo per esperienza personale questo unico potere di Arunachala, Sri Bhagavan nell’ultima riga di questo verso ci consiglia con fiducia, ‘O anime, siate salvate pensando a questa grande Arunagiri, che risplende nella mente come il distruttore dell’anima!’
Conoscendo per esperienza personale questo unico potere di Arunachala, Sri Bhagavan nell’ultima riga di questo verso ci consiglia con fiducia, ‘O anime, siate salvate pensando a questa grande Arunagiri, che risplende nella mente come il distruttore dell’anima!’
La Forma di Arunachala
Sri Bhagavan
ha detto che Arunachala è il supremo Sé che risplende come ‘io’ nel cuore
di tutti gli esseri viventi. In altre parole, Arunachala è davvero la realtà non-duale
che trascende tempo, spazio, nome e forma. Quindi, molti dei versi nei Cinque
Inni ad Arunachala, essendo di natura molto mistica, possono essere bene
interpretati come rivolti al Sé senza nome e senza forma, piuttosto che al nome
e alla forma di Arunachala. Per questa ragione, alcuni devoti tendono a vedere
la rivelazione di Sri Bhagavan sul potere di Arunachala come puramente
allegorica, e alcuni chiedono anche, ‘ Dal momento che Arunachala è il Sé,
perché dovremmo conferire una qualche importanza particolare a questa collina’.
Al fine di comprendere più pienamente l’importanza che Sri Bhagavan conferì al
nome e alla forma di questa collina, è per noi necessario avere una visione
ampia dei suoi insegnamenti. Nel verso quattro di Ulladu Narpadu (I Quaranta Versi
sulla Realtà) Sri Bhagavan dice, ‘Se si è una forma, il mondo e Dio lo
saranno anche altrettanto’. Cioè, anche essi saranno forme. Nella prima riga
del terzo verso di Sri Arunachala Ashtakam egli si rivolge ad Arunachala
e canta, ‘Quando mi rivolgo a te, ritenendo che tu abbia una forma, tu ti ergi
qui come una collina sulla terra’.
Cioè, fino a
che identifichiamo il corpo come ‘io’, è ugualmente vero che questa collina è
Dio. Effettivamente, Sri Bhagavan era solito dire che poiché identifichiamo il
corpo come ‘io’, il Signore Siva, la Realtà Suprema, per la sua immensa
compassione per noi, identifica questa collina come ‘io’, in modo che possiamo
vederlo, pensarlo e quindi ricevere la sua grazia e la sua guida. ‘Solo per
rivelare il tuo [trascendente] stato senza parola [cioè attraverso il silenzio],
tu ti ergi come una collina risplendente dalla terra al cielo,’ canta Sri
Bhagavan nell’ultima riga del secondo verso di Sri Arunachala Ashtakam.
Fino a che
sentiamo il nome e la forma del nostro corpo come ‘io’, non possiamo concepire
Dio come niente altro che un nome e una forma. Anche se pensiamo che Dio sia
senza forma, proprio questo stesso
pensiero riguardo Dio è una forma – una mera concezione mentale. Questo
è il motivo per cui Sri Bhagavan dice nella seconda riga del terzo verso di Ashtakam,
‘Se uno cerca di pensare alla tua natura come senza forma, è come quello che
vaga per il mondo per vedere il cielo’.
Essendo il perfetto Maestro spirituale che fu, Sri Bhagavan sapeva bene quanto
è importante e necessaria la forma di Dio per la mente umana, che è sempre
attaccata alle forme. E dalla sua propria esperienza personale egli conosceva l’unico potere nella forma di
Arunachala, un potere che non poteva essere trovato in tale abbondanza in
nessuna altra forma di Dio, vale a dire il potere di volgere la mente verso il
Sé e quindi sradicare l’ego.
Nel verso
undici di Sri Arunachala Patikam, Sri Ramana esclama con gioia e
meraviglia, ‘Guarda! Quanti ci sono come me che sono stati distrutti pensando a
questa collina come il Supremo…,’ in tal modo assicurandoci che se guardiamo a
questa collina come Dio, i nostri ego saranno sicuramente distrutti. Sebbene
Arunachala appare esteriormente come una collina di semplice roccia
insenziente, il vero devoto la comprende come il Supremo Signore onnisciente,
onnipotente e che tutto ama, che lo sta guidando sia interiormente sia
esteriormente ad ogni passo e corso della vita, conducendolo fermamente e
sicuramente verso il fine dell’assenza di ego. ‘Che meraviglia! Essa si erge
come una collina insenziente [tuttavia] la sua azione è misteriosa –
impossibile per chiunque da comprendere,’ canta Sri Bhagavan nella prima riga di Sri Arunachala Ashtakam.
Il Nome di Arunachala
Di tutti i
nomi di Dio, il nome più caro al cuore di Sri Bhagavan fu Arunachala. Ciascuno
dei 108 versi di Sri Arunachala Aksharamanamalai termina con il nome di
Arunachala, e il ritornello è ‘Arunachala Siva, Arunachala Siva, Arunachala
Siva, Arunachala!’ Dal grande amore che Sri Bhagavan aveva per questo nome, è
chiaro che egli lo riteneva non meno potente della forma di Arunachala. Questo
fatto è confermato nel verso settanta di Aksharamanamalai in cui Sri
Bhagavan canta, ‘O Arunachala, il preciso momento in cui ho pensato il tuo
nome, mi ha catturato e attirato a te stesso. Chi può comprendere la tua
grandezza?’
Ci sono molti accadimenti nella vita di Sri Bhagavan che illustrano il suo grande amore per il divino nome di Arunachala, ma forse il più sorprendente avvenne durante i suoi ultimi momenti. Circa venticinque minuti prima che lasciasse il corpo, i devoti riuniti iniziarono a cantare Aksharamanamalai.
Ci sono molti accadimenti nella vita di Sri Bhagavan che illustrano il suo grande amore per il divino nome di Arunachala, ma forse il più sorprendente avvenne durante i suoi ultimi momenti. Circa venticinque minuti prima che lasciasse il corpo, i devoti riuniti iniziarono a cantare Aksharamanamalai.
Udendo il
nome della sua amata Arunachala, Sri Bhagavan aprì gli occhi, che brillarono
d’amore, e lacrime di estasi scesero sulle sue guance.
Sebbene Sri Bhagavan non diede mai mantra diksha né accettò formalmente
qualcuno come suo discepolo, molti devoti credono che Arunachala è il nama-mantra
che egli ha concesso all’intero mondo. Quando un Guru da formalmente un mantra
a un suo discepolo, gli spiega il significato e il senso di ciascuna lettera
del mantra e lo istruisce sul frutto che si può ottenere meditando su quel
mantra. Nello stesso modo, nel secondo
verso di Sri Arunachala Navamanimalai Sri Bhagavan ha spiegato il
significato di ciascuna sillaba nel nome Arunachala e ha dichiarato che il
semplice pensare al suo nome concederà liberazione. Da ciò possiamo dedurre che
Arunachala è il jnana-panchakshari, il mantra di cinque sillabe che
concede jnana.
Inoltre, la tradizione ci dice che quando un mantra è dato da un jnani e quando egli spiega il significato di ciascuna sillaba del mantra, egli sta realmente imponendo il suo potere nel mantra. Quindi, se alcuni devoti di Sri Bhagavan desiderano avere un mantra, possono molto bene prendere Arunachala come il mantra che lui ha apertamente donato loro.
Inoltre, la tradizione ci dice che quando un mantra è dato da un jnani e quando egli spiega il significato di ciascuna sillaba del mantra, egli sta realmente imponendo il suo potere nel mantra. Quindi, se alcuni devoti di Sri Bhagavan desiderano avere un mantra, possono molto bene prendere Arunachala come il mantra che lui ha apertamente donato loro.
Il potere
del nome Arunachala fu una volta confermato direttamente da Sri Bhagavan. Nel
1948 un certo devoto venne a lui da Bombay, e portò con sé un taccuino su cui aveva scritto
il nome ‘Arunachala Siva’ molte migliaia di volte. Nell’ultima pagina di questo
taccuino il devoto scrisse una preghiera con il senso seguente, ‘O Bhagavan,
nella vita di Sarada Devi [la moglie di Sri Ramakrishna] è scritto che lei ha
detto che se anche un animale muore nel Kasi esso otterrà la liberazione.
Quindi, benignamente concedimi il favore della morte nel Kasi.’ e diede il
taccuino a Sri Bhagavan.
Bhagavan
sfogliò il taccuino e quando giunse all’ultima pagina lesse a voce alta la preghiera del devoto:
immediatamente espresse la più grande sorpresa ed esclamò, 'Smaranat
Arunachalam!'
Le parole 'Smaranat Arunachalam' significano ‘ricordare Arunachala’, e si trovano proprio nello stesso verso Sanscrito che dice che morendo nel Kasi uno otterrà la liberazione. Bhagavan allora si voltò verso la libreria girevole al suo lato e tirò fuori un libro, probabilmente Arunachala Mahatmyam. Aprendolo come casualmente, egli lesse una frase in Tamil che diceva, ‘Un ‘Arunachala’ è di uguale potere a un crore (unità di misura indiana) di “Om Nama Sivaya”’
Le parole 'Smaranat Arunachalam' significano ‘ricordare Arunachala’, e si trovano proprio nello stesso verso Sanscrito che dice che morendo nel Kasi uno otterrà la liberazione. Bhagavan allora si voltò verso la libreria girevole al suo lato e tirò fuori un libro, probabilmente Arunachala Mahatmyam. Aprendolo come casualmente, egli lesse una frase in Tamil che diceva, ‘Un ‘Arunachala’ è di uguale potere a un crore (unità di misura indiana) di “Om Nama Sivaya”’
‘Om Nama
Sivaya’ è ritenuto dai Saivas di tutta l’India come il mantra più sacro e
potente. Dopo aver letto alcune parti di questo libro che enfatizzava l’unica
grandezza e il potere di Arunachala, Sri Bhagavan infine ripose il libro da
parte e spiegò al devoto che non tutti possono vedere Chidambaram, né tutti
possono essere nati a Tiruvarur, e neppure tutti possono morire nel Kasi, ma
tutti possono pensare di Arunachala ovunque possano essere, e in tal modo
otterranno sicuramente la liberazione.
Da questo caso possiamo comprendere come Sri Bhagavan incoraggiava senza
esitazione i devoti ad avere fede assoluta in Arunachala. Se devoti di modello
mentale scettico venivano a lui chiedendo come il semplice pensiero di
Arunachala avrebbe potuto concedere liberazione, era solito spiegare il
significato allegorico di questo detto, poiché questo solo avrebbe soddisfatto
la loro mente. Ma se i devoti venivano a lui con fede semplice e pura, egli
avrebbe rafforzato la loro fede e confermato il significato letterale di questo
detto, poiché conosceva per esperienza personale il grande potere del nome e
della forma di Arunachala.
L’eccezionale
santità di Arunachala
In India ci
sono innumerevoli luoghi santi (kshetras) che sono sacri al Signore Siva
o a qualche altro nome e forma di Dio, e molti di essi sono più conosciuti e
popolari di Arunachala. Tuttavia c’è un verso in Arunachala Mahatmyam,
che è stato selezionato e tradotto in Tamil da Sri Bhagavan, che dice:
Arunachala è
veramente il luogo santo. Di tutti i luoghi santi è il più sacro! Sappiate che
essa è il cuore del mondo. E’ veramente lo stesso Siva! E’ la sua dimora del
cuore, uno kshetra segreto. In quel luogo il Signore sempre dimora come
la collina di luce chiamata Arunachala.
Ogni volta
che a Sri Bhagavan fu chiesto riguardo alla speciale santità di Arunachala, era
solito spiegare che gli altri luoghi come Kails, Kasi e Chidambaram sono sacri
perché sono le dimore del Signore Siva mente Arunachala è lo stesso Signore
Siva. Comunque, come dice il verso di Arunachala Mahatmyam sopra citato,
Arunachala è uno kshetra segreto. Perché è questo luogo che concede Jnana
e poiché la maggioranza delle persone ha così tanti altri desideri e non vuole
veramente jnana, Arunachala è rimasta sempre relativamente poco
conosciuta. Ma per quei pochi che cercano Jnana, Arunachala si fa sempre
conoscere tramite qualsiasi mezzo.
L’eccezionale santità e il potere di Arunachala- kshetra fu una volta
confermato da un fatto che accadde nella vita di Sri Bhagavan. Per il suo
grande amore per Sri Bhagavan, un certo devoto voleva portarlo al suo luogo
nativo, Chidambaram. Ma piuttosto che chiedere direttamente a Sri Bhagavan di
arrivare a Chidambaram, egli iniziò a chiedergli se era mai stato a vedere il
Signore Nataraja nel Tempio di Chidambaram. Quando Sri Bhagavan rispose che non
c’era stato, il devoto iniziò a descrivere la grandezza di Chidambaram, dicendo
che era il più sacro Siva-kshetra nell’India del Sud, che così tanti
santi e saggi avevano vissuto lì e avevano cantato in lode al Signore Nataraja,
e via di seguito. Sri Bhagavan ascoltò tutto ciò che disse con paziente
interesse, ma non mostrò segni di voler visitare Chidambaram.
Vedendo questo, il devoto alla fine disse, ‘Chidambaram è anche più grande di Arunachala, perché tra i panchabuta lingams [i lingams che rappresentano i cinque elementi] Chidambaram è il lingam dello spazio, mentre Arunachala è solo il lingam del fuoco. Dato che i quattro elementi, terra, acqua, aria e fuoco, devono alla fine fondersi nello spazio, lo spazio è l’elemento principale.’
Sentendo questo, Sri Bhagavan sorrise e disse, ‘Tutti i cinque elementi vengono in esistenza solo quando Sakti apparentemente rinuncia a identificarsi con il Signore Siva, il Sé Supremo (Paramatman). Dato che i cinque elementi sono in questo modo solo le creazioni di Sakti, lei è superiore a tutti essi. Quindi, più importante del luogo in cui gli elementi si fondono, è il luogo in cui la stessa Sakti si fonde. Poiché Sakti danza in Chidambaram, il Signore Siva deve danzare davanti a lei e in tal modo farla divenire immobile. Ma in Arunachala il Signore Siva rimane sempre immobile (achala), e quindi Sakti automaticamente e senza sforzo si fonde in lui grazie al suo grande amore. Quindi, Arunachala risplende come il kshetra più importante e più potente, perché qui Sakti, che ha apparentemente creato tutta questa molteplice apparenza, si fonde essa stessa nel Signore. Così per quei maturi aspiranti che cercano di mettere fine alla falsa apparenza della dualità, l’aiuto più potente è trovato solo in Arunachala-kshetra.'
Vedendo questo, il devoto alla fine disse, ‘Chidambaram è anche più grande di Arunachala, perché tra i panchabuta lingams [i lingams che rappresentano i cinque elementi] Chidambaram è il lingam dello spazio, mentre Arunachala è solo il lingam del fuoco. Dato che i quattro elementi, terra, acqua, aria e fuoco, devono alla fine fondersi nello spazio, lo spazio è l’elemento principale.’
Sentendo questo, Sri Bhagavan sorrise e disse, ‘Tutti i cinque elementi vengono in esistenza solo quando Sakti apparentemente rinuncia a identificarsi con il Signore Siva, il Sé Supremo (Paramatman). Dato che i cinque elementi sono in questo modo solo le creazioni di Sakti, lei è superiore a tutti essi. Quindi, più importante del luogo in cui gli elementi si fondono, è il luogo in cui la stessa Sakti si fonde. Poiché Sakti danza in Chidambaram, il Signore Siva deve danzare davanti a lei e in tal modo farla divenire immobile. Ma in Arunachala il Signore Siva rimane sempre immobile (achala), e quindi Sakti automaticamente e senza sforzo si fonde in lui grazie al suo grande amore. Quindi, Arunachala risplende come il kshetra più importante e più potente, perché qui Sakti, che ha apparentemente creato tutta questa molteplice apparenza, si fonde essa stessa nel Signore. Così per quei maturi aspiranti che cercano di mettere fine alla falsa apparenza della dualità, l’aiuto più potente è trovato solo in Arunachala-kshetra.'
Successivamente,
il 24 Giugno del 1928, Sri Bhagavan sintetizzò questa sua risposta nella forma
di un verso, che divenne più tardi il primo verso di Sri Arunachala
Navamanimalai. In questo verso egli dice:
Sebbene egli
è veramente immobile per natura, nella corte [di Chidambaram] il Signore Siva
danza davanti a Sakti, rendendola in tal modo immobile. Ma sappiate che [in
Tiruvannamalai] il Signore Arunachala risplende trionfante, e quella Sakti si
fonde nella sua immobile forma.
Il Gurutvam di Arunachala
Arunachala è sempre stata rinomata come l’elargitore della
liberazione, il distruttore dell’ego, colui che rimuove la falsa nozione ‘io
sono il corpo’ – come il jnana-Guru
per eccellenza.
Quando Brahma e Vishnu iniziarono a litigare, essendo illusi
d’orgoglio ed egoismo, il Signore Arunachala Siva apparve davanti a loro nella
forma di una colonna di fuoco, in questo modo sgominando il loro egoismo e insegnando
loro la vera conoscenza. Quando Sakti, la Dea Parvati, desiderò ottenere uno
stato in cui non avrebbe potuto essere ingiusta, il Signore Siva la mandò ad
Arunachala, dove lei si fuse e divenne uno con lui. Così, anche per Brahma e
Vishnu, Arunachala fu Guru, e per Parvati fu il luogo dove perse la sua
individualità separata.
In tutte le ere santi e saggi hanno cantato versi in Sanscrito,
in Tamil e in altri linguaggi Indiani, magnificando l’eccezionale potere di
Arunachala di sradicare l’ego e concedere Auto-conoscenza. Tutti i quattro
grandi saggi Saiva del Tamil Nadu, Manikkavachagar, Sundaramurti, Appar e
Jnanasambandhar, hanno cantato in lode di Arunachala. In un verso spesso messo
in evidenza da Sri Bhagavan, Jnanasambandhar descrisse questa collina come jnana-tiral,
una densa massa di jnana. E Sundaramurti, cantando in Tiruvanaikka,
ricorda Arunachala e canta, ‘O Annamalai, tu puoi essere conosciuto solo a
coloro che abbandonano l’attaccamento al corpo’.
Queste storie e poemi puranici di antichi saggi confermano il
fatto che Arunachala è il supremo jnana-Guru. Ma questo fatto ha
ricevuto la più evidente conferma da Sri Bhagavan. Nel verso diciannove di Aksharamanamalai
egli dichiara esplicitamente che Arunachala risplende come la forma del suo
Guru; e nello stesso verso rivela la funzione del reale Guru, cioè distruggere
tutti i nostri difetti, incluso il difetto radice, l’ego, concederci tutte le buone qualità e guidarci.
In molti dei suoi altri versi Sri Bhagavan ha indicato
chiaramente che il ruolo di Arunachala è il ruolo del Sadguru. Per
esempio, in Aksharamanamalai egli canta che Arunachala sradica l’ego di
coloro che pensano a esso (verso 1), che annienta coloro che si avvicinano a
esso come Dio (verso 48) e che distrugge l’attaccamento di coloro che giungono a
esso con attaccamento (verso 77). Egli anche rivela che Arunachala istruisce
attraverso il silenzio (verso 36) e che insegna il sentiero
dell’auto-investigazione (verso 44); e ci mostra il modo per pregare Arunachala
di concedere jnana (verso 40) per
rivelare il Sé come la realtà (verso 43) e per farci abbandonare l’attaccamento
al corpo (verso 75). Egli ha anche confermato con la sua esperienza il potere
di Arunachala come Guru. Nel verso otto di Sri Arunachala Navamanimalai canta che, al fine di mettere fine alla sua
sofferenza nel mondo, Arunachala ‘mi diede il suo proprio stato’; e nel verso
nove egli descrive la meraviglia della grazia di Arunachala dicendo, ‘Sei
entrato nella mia mente, mi hai attirato e stabilito nel tuo proprio stato’.
Tutto ciò che Sri Bhagavan ha detto riguardo al potere di
Arunachala corrisponde esattamente con ciò che ha detto riguardo al potere del
Guru. Nel verso 268 di Guru Vachaka Kovai (La Ghirlanda dei Detti del
Guru) dice che il Guru è colui che
possiede il supremo potere di far fondere ogni anima che viene a lui nel Sé, la
conoscenza al di la della parola. Il Guru opera in molti modi per far fondere
il discepolo nel Sé. ‘Egli da una spinta dall’ ‘esterno’ ed esercita una spinta
dall’ ‘interno’, in modo che tu possa essere fissato nel Centro,’ dice Sti
Bhagavan a pagina 36 del Vangelo di Maharshi. Dall’ ‘esterno’ il Guru da
istruzioni verbali per far rivolgere la mente del discepolo verso il Sé, ed
anche permette al discepolo di avere un’associazione (satsang) con la
sua forma, e quindi di ottenere la forza necessaria e l’amore per rivolgersi
all’interno e dare attenzione al Sé. Per dare istruzioni verbali al Guru è
necessario essere in forma umana, ma per dare satsang e sottile guida
interiore egli può essere in qualsiasi forma.
Sri Bhagavan è venuto come
il Guru in forma umana per darci le necessarie istruzioni verbali, e ha
rivelato che Arunachala è il Guru nella forma di una collina con cui possiamo
sempre avere satsang. Come qualsiasi corpo umano, la forma umana del
Guru inevitabilmente un giorno scomparirà, mentre la forma di Arunachala
rimarrà sempre. Così, sebbene Sri Bhagavan ha lasciato la sua forma umana, ci
ha fornito tutti i requisiti di aiuto esterno: ci ha lasciato con una
registrazione permanente dei suoi insegnamenti verbali, e ci ha mostrato una
forma con cui possiamo sempre avere satsang. Quindi, per i devoti di Sri
Bhagavan non ci sarà mai alcun bisogno di cercare un altro Guru esterno, poiché
tutto l’aiuto necessario e la guida sono sempre disponibili a noi nella forma
degli insegnamenti di Sri Bhagavan e il satsang
di Arunachala.
Il potere del satsang di Arunachala fu spesso confermato
da Sri Bhagavan.
Il Dr. T.N.Krishnaswamy riporta a pagina 7 del Ramana Pictorial Souvenir, che Sri Bhagavan una volta gli ha detto: L’intera collina è sacra. E’ lo stesso Siva. Proprio come identifichiamo noi stessi con un corpo, così Siva ha scelto di identificare se stesso con questa collina. Arunachala è pura saggezza (jnana) nella forma di una collina. Per compassione verso coloro che lo cercano egli ha scelto di rivelare se stesso nella forma di una collina visibile all’occhio. I cercatori otterranno guida e conforto rimanendo vicino a questa collina.
Arunachala-pradakshina
Arunachala è la personificazione fisica di Sat, la realtà,
e quindi avere contatto con essa in qualsiasi modo è satsang. Pensare ad Arunachala è satsang, vedere
Arunachala è satsang, e vivere vicino ad Arunachala è satsang. Ma
un modo molto speciale di avere satsang con Arunachala è fare Arunagiri-pradakshina,
che è il camminare scalzi attorno alla collina tenendo il proprio lato destro.
La grande importanza che Sri Bhagavan assegnava al giri-pradakshina è ben conosciuto a
tutti i devoti che vissero con lui. Egli
stesso fece pradakshina innumerevoli volte, e incoraggiò attivamente e
spontaneamente i devoti a seguire il suo esempio.
‘Bhagavan, che quasi mai diede consigli ai devoti salvo che
fossero richiesti, incoraggiò sinceramente il loro camminare intorno alla
collina come un contributo al progresso della loro sadhana,’ scrisse
Lucia Osborne in The Mountain Path, Gennaio 1974, pag. 3.
Devaraja Mudaliar riporta che l’importanza di pradakshina
divenne a lui evidente ‘dai frequenti riferimenti dello stesso Bhagavan al suo
grande significato, e dal fatto che migliaia di persone lo facevano, includendo
quasi tutti i più vicini discepoli di Bhagavan, anche coloro che potevano
essere considerati i più avanzati fra loro.’ (My Recollections of Bhagavan
Sri Ramana, p. 64)
Sebbene relativamente poco è stato registrato di ciò che Sri
Bhagavan era solito dire riguardo il potere di pradakshina, non c’è
dubbio che lo considerasse un atto di grande efficacia spirituale.
Infatti diceva che i benefici che possono essere ottenuti con la meditazione e varie altre forme di controllo della mente solo dopo grande lotta e sforzo, saranno raggiunti senza sforzo da coloro che girano attorno alla collina.
Infatti diceva che i benefici che possono essere ottenuti con la meditazione e varie altre forme di controllo della mente solo dopo grande lotta e sforzo, saranno raggiunti senza sforzo da coloro che girano attorno alla collina.
‘Bhagavan spesso disse che coloro che non erano in grado di
meditare sarebbero riusciti nel loro tentativo girando attorno Arunachala,’
scrisse Suri Nagamma in My Life at Sri Ramanasramam, p. 144.
Kunju Swami registra a pagina 108 di Enadu Ninaivugal ciò
che Bhagavan una volta gli disse. ‘Cosa è meglio di pradakshina? Questo
solo è sufficiente.’
Mentre decantava l’efficacia spirituale di pradakshina,
Sri Bhagavan qualche volta narrava la storia di Re Vajrangada Pandya, che è
narrata in Arunachala Mahatmyam. Vajrangada Pandya fu un potente monarca
che regnò sulla maggior parte dell’India del Sud, ma un giorno gli fu detto da
alcuni esseri celesti che nella sua vita precedente era stato Indra, il sovrano
dei cieli, e che se avesse adorato Arunachala avrebbe riottenuto la sua
posizione precedente. Sentendo questo, subito rinunciò al suo regno e, con
l’intenso desiderio di divenire Indra, iniziò ad adorare Arunachala girando
attorno alla collina tre volte il giorno. Dopo tre anni di tale adorazione, il
Signore Siva apparve davanti a lui e gli offrì qualsiasi richiesta avesse
supplicato. Sebbene la sua ambizione
originale era stata quella di diventare Indra, facendo così tanti pradakshinas
la sua mente si era così maturata da realizzare che era inutile pregare per un
tale piacere transitorio. Perciò pregò il Signore Siva per l’eterna felicità
dell’Auto-conoscenza. Questa storia
illustra in modo adatto che anche se una persona inizia a fare pradakshina
per l’appagamento di desideri terreni, la sua mente sarà nel tempo maturata e
otterrà la giusta discriminazione (viveka), assenza di desideri (vairagya)
e amore per il Sé (swatma-bhakti).
Generalmente, ogni volta saggi o scritture prescrivono qualche
forma di adorazione dualistica, sia per l’appagamento di desideri terreni sia
per il raggiungimento dell’Auto-conoscenza, essi sempre dicono che ciò deve
essere fatto con fede. Ma Sri Bhagavan diceva che il potere di Arunachala è
tale che anche se uno fa pradakshina senza fede, essa avrà ancora il suo
effetto e purificherà senza dubbio la mente.
Devaraja Mudaliar annota a pagina 64 di My Recollections che Sri Bhagavan gli disse, ‘Per tutti è buono fare il giro della collina. Non importa neppure se uno ha fede o no in questo pradakshina; proprio come il fuoco brucerà tutti coloro che lo toccano sia che essi credano a esso o meno, così la collina farà del bene a tutti coloro che girano attorno ad essa.’
Devaraja Mudaliar annota a pagina 64 di My Recollections che Sri Bhagavan gli disse, ‘Per tutti è buono fare il giro della collina. Non importa neppure se uno ha fede o no in questo pradakshina; proprio come il fuoco brucerà tutti coloro che lo toccano sia che essi credano a esso o meno, così la collina farà del bene a tutti coloro che girano attorno ad essa.’
Poiché Arunachala è il ‘fuoco di conoscenza’ (jnanagni)
nella forma di una collina, le tendenze estroverse (vasanas) della
mente sono automaticamente inaridite quando uno gira attorno ad essa. Quando della
legna umida è avvicinata a un fuoco, gradualmente si asciugherà, e a un certo
punto prenderà fuoco. In modo simile, quando la mente che è inzuppata di
tendenze mondane va attorno alla collina, le tendenze gradualmente si
seccheranno e a un certo punto la mente diventerà pronta per essere bruciata
dal fuoco di jnana. Questo è il motivo per cui Sri Bhagavan disse a
Kunju Swami, ‘Questa collina è il deposito di tutto il potere spirituale. Andare
attorno ad essa vi beneficia in tutti i modi’. (The Mountain Path,
Aprile 1979, pag. 75)
I benefici spirituali del pradakshina sono stati descritti
da Sri Sadhu Om in uno dei suoi poemi
Tamil, Sri Arunachala Pradakshina Manbu. Nei versi sei e sette egli
dice, ‘Una mucca che pascola in cerchio attorno al picchetto che la tiene
legata, non sa che la lunghezza della sua corda sta in tal modo diminuendo. In
modo simile, quando vai attorno ad Arunachala, come può la tua mente sapere che
in questo modo sta diminuendo? Quando la mucca continua a girare sempre di più a
un certo punto sarà fermata strettamente dalla sua corda. In modo simile quando
la mente amorevolmente va sempre di più attorno Annamalai [Arunachala], che è
il Sé, infine rimarrà immobile dimorando nel Sé, avendo perduto tutti i suoi
movimenti [vrittis].’
Nel verso otto egli dice, ‘E’ una verità ben provata che le menti
di quei devoti che girano sempre attorno Arunachala raggiungono grande amore per
rivolgersi verso il Sé. Annamalai è la fiammeggiante e selvaggia collina di
fuoco [il fuoco di Jnana] che brucia e riduce in cenere tutti i nostri
desideri terreni.’ E nel verso nove egli fa la similitudine di un pezzo di
ferro sfregato contro un magnete; proprio come gli atomi sparsi di ferro sono
tutti allineati dal magnete verso un'unica direzione uniforme, trasformando in
questo modo il ferro in un magnete, nello stesso modo quando una persona gira
attorno Arunachala, il divino magnete, la sua mente sparsa è rivolta verso il Sé
ed è quindi trasformata nel Sé.
Sri Muruganar, che fu un grande saggio e uno dei principali
discepoli di Sri Bhagavan, era celebre per essere un devoto amante di pradakshina.
Nei giorni di Sri Bhagavan egli era solito scrivere a ogni amico che stava
venendo a trovarlo, ‘Mi troverai o nella sala di Bhagavan o sul sentiero giri-pradakshina,’
e si dice che un tempo egli girava attorno la collina anche quotidianamente. Il
modo in cui egli venne a conoscenza della grandezza di giri-pradakshina
è riferito da Kunju Swami in The Mountain Path, Aprile 1979, pag. 83, come
segue:
Qualche tempo dopo il suo arrivo qui, Sri Muruganar chiese a
Bhagavan riguardo il beneficio spirituale di girare attorno alla collina (giri-pradakshina).
Bhagavan gli chiese di andare prima a fare il giro e poi di venire da lui. Sri
Muruganar seguì il suo consiglio e più tardi disse a Bhagavan che egli aveva
perduto in breve tempo il suo dehatma
buddhi [senso di identificazione con il corpo] e lo aveva recuperato solo
dopo aver raggiunto Adi-Annamalai [un villaggio sulla strada]. Egli riferì a
Sri Bhagavan che l’esperienza fu inaspettata e unica. Sri Bhagavan sorrise e
disse, ‘Ora comprendi?’
Questo evento prova molto chiaramente il potere di pradakshina,
e mostra che anime mature possono anche perdere il loro senso di
identificazione con il corpo girando attorno la collina. Esso anche illustra
ciò che Sri Bhagavan intendeva quando diceva che girando attorno la collina uno
poteva sperimentare il sanchara-samadhi, uno stato di beatitudine senza
pensiero mentre si cammina.
Sebbene un tale stato senza pensiero non è sperimentato da tutti
i devoti quando girano attorno la collina, questo non significa che il loro pradakshina
non sta dando frutto. Il principale beneficio di pradakshina è che
le tendenze (vasanas) perdono lentamente la loro presa sulla mente, ma
proprio come un bambino non può facilmente percepire la propria crescita, così
la mente non può facilmente percepire l’indebolimento delle proprie vasanas.
Comunque, una caratteristica molto rilevante di pradakshina
che può essere percepita da chiunque e che indica chiaramente la sua efficacia
spirituale è lo straordinario potere di attrazione che essa esercita sulle
menti dei devoti. Senza una ragione speciale uno si sente attratto a girare
attorno Arunachala ancora e ancora.
‘Gira attorno alla collina una volta. Vedrai che essa ti
attrarrà,’ disse Sri Bhagavan a Devaraja Mudaliar (My Recollections, pag.65).
‘Bhagavan diceva che se uno girava attorno la collina una volta o
due, la collina stessa lo avrebbe attirato a girarci ancora attorno. Io ho scoperto che è vero. Ora
questo sta succedendo al Dr. Syed,’ scrive Devaraja Mudaliar in Day by Day
with Bhagavan, 19 Dicembre, 1945.
In Letters from Sri Ramanasramam, volume 2, lettera 98,
Suri Nagamma prende nota di queste parole di Sri Bhagavan, ‘La dhyana [meditazione]
che non puoi ottenere mentre stai seduto, la ottieni automaticamente se fai pradakshina.
Il luogo e l’atmosfera qui sono così. Per quanto una persona non è in grado di
camminare, se gira attorno alla collina una volta sentirà di continuare ancora e
ancora. Tanto più vai, ancor più sarà l’entusiasmo. Esso non diminuisce. Una
volta che una persona è abituata alla felicità di pradakshina, non può mai lasciarla.’
Proprio come la mente è attratta automaticamente dal Guru,
sapendo intuitivamente che egli può concedere felicità eterna, per la stessa
ragione la mente si sente attratta automaticamente da giri pradakshina.
Arunachala-Ramana
Per comprendere il potere di Arunachala, è prima necessario
comprendere la relazione che esisteva tra Arunachala e Bhagavan. Per Bhagavan ,
Arunachala fu Madre, Padre, Guru e Dio – fu il suo tutto in tutto, il suo
proprio Sé.
Sri Bhagavan spesso disse, ‘Dio, Guru e Sé sono uno e lo stesso,’
e per lui Arunachala fu tutti questi tre. Nel verso quarantotto di Aksharamanamalai
si riferisce ad Arunachala come il suo
Dio, nel verso diciannove come il suo Guru, e nel verso cinque di Atma Vidya
Kirtanam (Il Canto sulla Scienza del Sé) come ‘Annamalai, il mio Sé’.
Veramente, Arunachala è Ramana e Ramana è Arunachala. I due sono
inseparabili. Arunachala è Ramana nella forma di una collina, e Ramana è
Arunachala nella forma umana. L’unità che Sri Bhagavan sentiva con Arunachala è
rivelata in molti dei suoi versi.
Quando un devoto indagò sulla sua vera natura, egli rispose,
‘Arunachala-Ramana è il Supremo Sé che beatamente dimora come consapevolezza
nella caverna del cuore di tutte le anime iniziando da Hari (Signore Vishnu)….’
Lo stesso nome, ‘Arunachala-Ramana’, che egli usava mentre si
riferiva a se stesso, lo usa anche mentre di rivolge alla collina nell’ultimo
verso di Aksharamanamalai, e nel verso novanta chiama la collina ‘Ramana’.
Quando Sri Bhagavan compose Sri Arunachala Pancharatnam (Le
Cinque Gemme) in Sanscrito, un devoto compose un verso
conclusivo in cui diceva che questi cinque versi erano una Upanishad
rivelata da Srimad Ramana Maharshi. Più tardi, quando Sri Bhagavan tradusse
questo inno in Tamil, adattò questo verso conclusivo e sostituì il nome 'Arunagiri-Ramana'
al nome 'Srimad Ramana Maharshi', indicando in questo modo che fu la stessa Arunagiri
(Arunachala) nella forma di Ramana che cantò questo inno.
Da tutto ciò, è chiaro
che Sri Bhagavan non sperimentava
individualità o una propria esistenza separata da Arunachala.
Sebbene Bhagavan Ramana ha lasciato la sua forma umana, egli
rimarrà sempre qui risplendente nella forma di Arunachala, dando guida e
conforto ai suoi devoti.
Quindi, il potere di Arunachala è il potere di Ramana –
il potere della grazia del Sadguru.
O Arunachala, oceano di
grazia nella forma di una collina, concedi la grazia su di me!
(Sri Arunachala
Aksharamanamalai, verso 17)
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