Om Namo Bhagavate Sri Arunachalaramanaya

venerdì 2 giugno 2017

Qual è lo scopo di domande come 'a chi sono sorti questi pensieri?'?

Michael James

1 Giugno 2017
What is the purpose of questions such as ‘To whom have these thoughts arisen?’?

Oggi mi ha scritto un amico dicendo che sta praticando una tradizione Buddhista di investigare 'Chi sta recitando il Buddha?', che egli considera 'non differente dall'insegnamento di auto-indagine di Ramana Maharshi', e ha chiesto se c’è spiritualmente qualche differenza tra l'investigare 'a chi sono sorti questi pensieri?' e 'chi sta facendo sorgere questi pensieri?'. Ciò che segue è la mia risposta.

Lo scopo di domande come 'a chi sono sorti questi pensieri?' è solo quello di rivolgere la nostra attenzione verso noi stessi, quello a cui appare ogni altra cosa, in modo che possiamo vedere ciò che siamo realmente. Poiché noi siamo ciò che è consapevole di ogni cosa che appare nella nostra visione, la domanda 'a chi?' Ci rivolgerà sempre verso noi stessi.

Secondo Bhagavan ogni cosa che appare nella nostra visione è proiettata da noi stessi, proprio come ogni cosa che appare in ognuno dei nostri sogni, così se accettiamo questo, la domanda 'chi sta facendo sorgere questi pensieri' nello stesso modo rivolgerà la nostra attenzione verso noi stessi, colui che proietta e percepisce tutto questo. Tuttavia, dispute filosofiche possono sorgere e sorgono frequentemente riguardo a come sorgono i pensieri, e ci sono alcuni che affermano (in modo piuttosto assurdo, io credo) che i pensieri sorgono senza alcun pensatore, così se la nostra mente è stata confusa da tali idee, la domanda 'chi sta facendo sorgere questi pensieri?' Non necessariamente dirigerà la nostra attenzione verso noi stessi.

Tuttavia, qualunque cosa possa essere affermata riguardo l'origine dei pensieri, nessuno può ragionevolmente discutere il fatto che i pensieri (o tutte le cose di cui siamo consapevoli) ci appaiono, così se investighiamo 'a chi sono sorti questi pensieri?' o 'a chi tutto questo appare?' la nostra attenzione sarà invariabilmente rivolta verso noi stessi, che è il solo scopo e beneficio di una tale domanda.

Riguardo l'altra domanda che citi, vale a dire 'Chi sta recitando il Buddha?', anche questa dovrebbe rivolgere la nostra attenzione verso noi stessi, perché noi stessi stiamo recitando il Buddha. Quindi, come tu dici, questo equivale alla pratica di auto-investigazione insegnata da Bhagavan, perché non potremmo recitare il Buddha se non esistessimo o non fossimo consapevoli della nostra esistenza. Quindi chi è questo 'io' che è consapevole di sé stesso mentre recita il Buddha? Solo osservando attentamente noi stessi possiamo trovare la vera risposta a questa domanda: l'antica ed eterna domanda 'Chi sono io?'.





In risposta ad un successivo commento a questo articolo Michael James ha commentato:

John, poni una buona domanda: c’è un pensatore? Se ci sono pensieri, deve esserci un pensatore, e quel pensatore è ciò che ora sembriamo essere, perché solo noi siamo ciò che sembra stare pensando. Tuttavia secondo Bhagavan se investighiamo noi stessi, questo pensatore, abbastanza accuratamente, scopriremo che non esiste realmente nessun pensatore, o non è mai esistito, così nessun pensiero è mai realmente sorto.

Se neghiamo l’esistenza di un pensatore, dobbiamo logicamente negare l’esistenza o anche l’apparenza di qualsiasi pensiero, perché pensare non comporta solo la produzione di pensieri ma anche l’essere simultaneamente consapevoli di essi, così come potrebbero esistere o apparire pensieri senza un pensatore (chi produce ed è consapevole di essi)? Quindi se accettiamo l’esistenza (o l’apparente esistenza) di qualsiasi pensiero, dobbiamo logicamente accettare l’esistenza (o l’apparente esistenza) di un pensatore.

Come Bhagavan dice nelle frasi finali del quinto paragrafo di Nāṉ Yār?:
மனதில் தோன்றும் நினைவுக ளெல்லாவற்றிற்கும் நானென்னும் நினைவே முதல் நினைவு. இது எழுந்த பிறகே ஏனைய நினைவுகள் எழுகின்றன. தன்மை தோன்றிய பிறகே முன்னிலை படர்க்கைகள் தோன்றுகின்றன; தன்மை யின்றி முன்னிலை படர்க்கைக ளிரா.

maṉadil tōṉḏṟum niṉaivugaḷ ellāvaṯṟiṟkum nāṉ-eṉṉum niṉaivē mudal niṉaivu. idu eṙunda piṟahē ēṉaiya niṉaivugaḷ eṙugiṉḏṟaṉa. taṉmai tōṉḏṟiya piṟahē muṉṉilai paḍarkkaigaḷ tōṉḏṟugiṉḏṟaṉa; taṉmai y-iṉḏṟi muṉṉilai paḍarkkaigaḷ irā.

Traduzione: Di tutti i pensieri che appaiono [o sorgono] nella mente, solo il pensiero chiamato ‘io’ è il pensiero primo [primario, basilare, originale o causale]. Solo dopo che questo sorge sorgono altri pensieri. Solo dopo che la prima persona appare appaiono la seconda e la terza persona; senza la prima persona la seconda e terza persona non esistono.
Ciò a cui egli si riferisce qui come ‘நானென்னும் நினைவு’ (nāṉ-eṉṉum niṉaivu), ‘il pensiero chiamato io’, e come ‘தன்மை’ (taṉmai), ‘la prima persona’, è l’ego, il soggetto, che è il pensatore di tutti gli altri pensieri (che sono ciò ai quali egli si riferisce come ‘முன்னிலை படர்க்கைகள்’ (muṉṉilai paḍarkkaigaḷ), ‘seconde e terze persone’), così ciò che egli qui intende chiaramente è che solo dopo che sorge il pensatore sorgono gli altri pensieri, e che senza il pensatore gli altri pensieri non esistono.

Questo non è solo ciò che egli ci ha insegnato sulla base della propria esperienza, ma anche ciò che possiamo dedurre dalla semplice logica, perché i pensieri sembrano esistere solo nella visione di chi li pensa. Quindi se i pensieri esistono realmente, il pensatore deve esistere realmente, ma poiché il pensatore (l’ego) sembra esistere solo finché guardiamo lontano da noi stessi, e scompare appena guardiamo noi stessi abbastanza accuratamente, esso non esiste realmente, e quindi nello stesso modo gli altri pensieri non esistono realmente.

Tu chiedi, ‘c’è un pensatore? o il pensatore è solo un concetto?’. Si, è solo un concetto, ma di chi è il concetto? Un concetto è un pensiero, così il pensatore è il primo concetto e la radice di tutti gli altri concetti, ma nella visione di chi esso sembra esistere? Solo nella propria visione, ma solo finché guarda qualsiasi cosa diversa da sé stesso, perché se guarda sé stesso abbastanza accuratamente da vedere ciò che è realmente, non troverà niente altro che pura auto-consapevolezza, e quindi cesserà di esistere come il pensatore che sembrava essere, e insieme con esso cesseranno di esistere anche tutti gli altri pensieri.

2 Giugno 2017 alle 22.38

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